Andrea Vitali, gennaio 2020
Si deve considerare il quarto atto come una svolta in quanto l’autore rivela la sua natura di cristiano, facendo pentire Fridolino con tanto di preghiere rivolte all’Altissimo. Avevamo lasciato il nostro fra le braccia amorose di Pirotea, la regina del fuoco, nel luogo infernale dove dopo aver bevuto volontariamente la bevanda dell’oblio aveva dedicato tutto sé stesso ai piaceri d’amore. Piaceri che la sua natura aveva sempre ricercato fin dall’inizio, evidenziati nel Primo Atto da versi come i seguenti:
Son studente e le mie notti
Dico il ver
Son l'alba del mattin,
Son studente ed i miei di
Per goder
Son notti di piacer.
Ora, abbandonato da Pirotea, stancatosi probabilmente di lui, Fridolino si trova solo, sperduto nei suoi pensieri di anima affranta. L’autore lo paragona all’Eremita dei tarocchi, come colui che si aggira ramingo e solitario, preda delle proprie angosce, teso a trovare uno spiraglio di luce nel buio, con le ore del Pentimento e della Preghiera che lo spingono a cercare la giusta costrizione. Non possiamo quindi non far ricordare al lettore che nei tarocchi è insita una Scala Mistica cristiana, indirizzata a far comprendere il buon e giusto agire 1.
La scena successiva si sposta nell’isola dell’Armonia, dove il Re bemol [bemolle] assieme alla sua Regina esprime la magnificenza della musica e la potenza della cadenza, che dovrà essere ben regolata, pena il non potersi definire maestro di tal arte.
Successivamente entra in scena un Angelo, il quale attraverso l’esecuzione di un Valzer-Mazurka dell’Armonia, manifesta il suo essere attraverso parole che lo identificano come un messaggero celeste portatore d’amore e letizia. Scopo dell’autore in questo far parlare Re, Regina e Angelo, di musica, di cadenze e di armonia musicale, se da un lato si manifesta come stratagemma per inserire note tolte da famose opere del tempo, fra cui il Guglielmo Tell di Rossini, la Lucia di Lammermoor di Donizetti e la Norma di Bellini, dall’altro evidenzia come sia fondamentale che un giusto sovrano sappia prodigare armonia in ogni abitante del proprio reame. Troviamo in questo concetto uno dei fondamentali privilegi attribuiti a ciascun sovrano: il cui potere si manifestava come un’immagine di Dio facendo riferimento alla corte celeste, modello delle corti terrene. Assecondando il concetto d’identità Macrocosmo – Microcosmo, la gerarchia terrena doveva imitare la Celeste, prevedendo quindi un capo con una schiera di personaggi a lui sottostanti dotati di un potere ovviamente inferiore. Nei commentari dei Salmi come nell’apparato illustrativo del Salterio, l’immagine di Davide, modello del sovrano con i suoi poteri sacri simboleggiati dall’arpa che egli suona per creare un ordine musicale, diffonde un immaginario regale il cui testimone è stato raccolto dai Re della terra, novelli Davide che creano sulla terra una sacra armonia mediante il loro governo 2.
Al Valzer-Mazurka dell’Armonia segue un Valzer Comico degli animali, pretesto per rendere gli onori al Re da parte dei suoi servi più umili.
Il finale ricalca la situazione descritta dal Gozzi, dove Ninetta sotto forma di colomba giunge presso la cucina della corte posandosi su una finestra. Fridolino e Smeraldina cercano di catturarla, riuscendo nell’impresa il primo, il quale, accorgendosi dello spillone infisso nella sua testa, lo toglie facendola ritornare nelle sua umane sembianze, con gioia e felicità di tutti (a eccezione di Smeraldina).
Morgana e Leandro, suo complice, i due malintenzionati che avevano cospirato contro Fridolino, vengono così scoperti e cacciati dal regno e tutto finisce in gloria con la protezione della Fortuna che in questa occasione ha spinto il suo ruotare verso l'alto.
Di seguito si riporta l’intero ATTO QUARTO
Personaggi
Fridolino
Broccoli
Il Matto
Leandro
Morgana
Smeraldina
Ninetta
Il re Bemol
La regina Cadenza
L’Angelo dell’armonia
Guglielmo Tell
Suo figlio
Norma
I suoi due pargoletti
Lucia di Lammermoor
Contrabbassi – tromboni - melarance
Quadro XI
L’Eremita dei tarocchi
Un chiostro.
SCENA E PREGHIERA
Fridolino Di me che fia?...
Perduto e lasso
Ramingo ed esule
Che mai sarà di me?
Errante il piè
Smarrita l'alma,
Io più non reggo
Di me pietà!
La mano al misero
Chi porgerà?
O affranto esanime
Al suol cadrà.
LE ORE DEL PENTIMENTO E DELLA PREGHIERA
Le ore E non ti penti ancor?
Fridolino Fatal destin – che mi persegui
M'astringi alfin – ad imprecar
Coro E non ti penti ancor?
Fridolino Ma questa voce
Che minacciosa
Scende al cuore,
Terror mi fa
Mi fa pregar...
Signor pietà.
Ah tu di mie lagrime
Unico autor
Destin – la vittima
SaIva che muor.
Quadro XII
L’isola dell’armonia
Entrata del re e della regina
Re Io sono il re – il re bemol
Sono il miglior – di tutti i re
In gran concetto – ognun mi tien
È il popol mio – che mi mantien
Coro Frun – frun - frun - frun
Coen – coen – coen – coen
Regina La regina anch'io qui son,
Di Cadenza il serto è qui,
Dolce suon - il mio sarà,
Dolce suon ognor fa
Ognor fa - il mio re.
Re Chi adoprar non mi sa
Mai suonar non potrà.
Regina M’adora il cantor.
Di cadenza
La potenza
Fa trasecolar
Re Un maestro, chi m’ignora
No, chiamar non si potrà.
A DUE
Morgana scellerata!
Su noi l’ira ha rovesciata.
Re Io sono il re ecc. ecc.
VALZER. MAZURKA DELL’ARMONIA
L’Angelo dell’Armonia
Io degli angeli sono il più dolce
Nè rancor – so tener – nel mio cor
Io risplendere faccio
Il sorriso del ciel
Ogni cor – fo palpitar – d'amor.
Cantiam – dell'armonia non spegnesi
Fra noi, la voce soavissima.
Una fata benigna, mi chiamò
Il nume che m'ama
Che mi creò.
Chi apprezzar non mi sa
Desta inver la pietà,
Ma cercar pur mi va
Nè trovar mi potrà,
In questo regno d'armonia
Dove tutto è calma e pace,
Favella ognor la voce mia
Come suon che vien dal ciel…
Non vo discordia, voglio amore
Non vo' ceffi contristati;
L'armonia vuol buon umor
Non vuol sospiri, nè dolor.
Io degli angeli, sono il più dolce ecc. ecc.
VALZER COMICO DEGLI ANIMALI
Il gatto, il cane, il cagnetto, l'anitra, il galletto, la gallina, l'asino, il cucù, il majale.
(chiusa del valzer)
In onor del nostro re
Più bel concerto,
Mai non si di.
QUANDRO XIII
La cucina del re di Coppe.
(Scena della Colomba)
Fridolino - Smeraldina – Broccoli - Leandro
È strana inver
Egli ha un bel dir
Egli ha un bel far
Ma il pranzo alfin
Vogliamo finir.
(La colomba si presenta alla finestra della cucina).
Le Dame Il cucinier
No, non menti
Ei disse il ver
L'agnello è qui
Fridolino e Smeraldina Ma di qua
Non fuggirà.
(inseguono la colomba, Fridolino se ne impadronisce)
Fridolino Com'è gentil
Grazioso assai!
A Carezzar
Colomba mai
Più gran piacer
Mai non provai.
Fridolino Che vedo, oh ciel!
La spilla è questa
Che infissa sta
Sulla sua testa.
(Leva lo spillo dal capo della colomba, che ridiventa Ninetta – si ode un suono di festa. Apparisce il Matto, e la scena si trasforma nel
Quadro XIV
(protette dalla Fortuna)
TUTTI
Morgana alfin – si smascherò
Ma Fridolin – già trionfò.
Evviva il re – e non son ciancie
Che conquistò – le melarance.
FINE DELLA FIABA 3
Note
1. Si veda La Scala Mistica nel Sermo de ludo.
2. Al riguardo si si veda L’Imperatore.
3. Un libretto della fiaba musicale è in possesso della Biblioteca Apostolica Vaticana: cfr. Giuliana e Teresa Gialdroni, Libretti per Musica del Fondo Ferrajoli della Biblioteca Apostolica Vaticana, Libreria Musicale Italiana, Lucca, 1993, pp. 29-30.
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