Andrea Vitali, gennaio 2020
Continuando a illustrare la drammaturgia della Fiaba L’amore delle tre melarance in una sua versione teatral-musicale come riportata nel relativo libretto a opera di A. Scalvini su musica di G. Tessitore (1874), presentiamo il Secondo Atto.
ATTO SECONDO
Personaggi
Fridolino
Il Matto
Broccoli
Celio, mago
Le 12 ore
Creonta, gigantessa
Nana, sua figlia di 3 anni
Un cane
Una fornaia
Una corda
Un cancello
Spettri – mostri – spiriti.
QUADRO V
Laboratorio del mago Celio.
In questo Quadro, esclusivamente scenografico, viene rappresentato il laboratorio del mago Celio, partigiano del Re, che in seguito saprà offrire un aiuto indispensabile a Fridolino per impossessarsi delle tre melarance.
QUADRO VI
Apparizione delle ore
Le 12 ore, cioè le ore dedicate all’azione, ovviamente quelle del giorno, trovano qui un loro spazio. Indispensabile la loro presenza? Potremmo affermarlo, considerato come l’autore del libretto le ha connotate e cioè simili a parche che tessono il filo della vita di ognuno. Un’azione che fa pensare alla carta del Sole così come raffigurata nei cosiddetti Tarocchi di Carlo VI e in quelli Rothschild dove l’astro splendente illumina una fanciulla sottostante che sta filando. Esplicito riferimento alle Moire (le latine Parche) che sovrintendevano al dipanarsi della vita umana e il cui mito fu strettamente collegato al sole in quanto svolgevano la stessa funzione, dispensando la vita e distribuendola a tutti gli esseri fino alla loro morte 1. L’unica maniera per non temere il trascorrere del tempo è il non lasciarsi trascinare dall’insensata pazzia, una pazzia che lungi dal porsi come qualità morale, si manifesta nella fiaba come una ricerca esclusivamente appassionata dei propri piaceri e interessi 2. Ma c' è di più, poiché assecondando una morale ereditata fin dal medioevo, l'autore mette in evidenza, attraverso le ore che si pongono come un memento mori, la distanza fra la Saggia Pazzia, quale saggia manifestazione della natura umana, e la Dilettevole Pazzia 3, che indulge sulle debolezze degli uomini, messi a nudo nell'intera drammaturgia. Uomini identificati negli innamorati, negli ambiziosi, nei cacciatori, nei maghi, nei negromanti, nelle maghe, nei privilegiati e negli abiti dei diversi personaggi che indossano vesti di carte da gioco e tarocchi, a esprimere, questi ultimi, il trascorrere la vita al pari di un gioco, dove tutto è favola e niente è realtà, poiché nessuno si pone alla ricerca di una realtà superiore. Uomini come fanciulli, quelli che circondano il Matto in diverse raffigurazioni dei tarocchi quattrocenteschi 4.
CORO DI ORE
Siam le ore che tessiamo
Tutto il filo della vita
Ah ma invan ci chiede aita
Chi da folle ci perdè.
A questo punto il librettista introduce il mago Celio che descrive la dimora della maga Creonta, custode delle tre melarance che Fridolino intende impossessarsi per trovare il vero amore. La descrizione risulta assai simile alle immagini di tanti lungometraggi fantasy in cui l’eroe cerca di liberare una fanciulla prigioniera di qualche entità malvagia. Non manca alcun ingrediente, come il lettore avrà modo di leggere, compresa - ma questo è l’aspetto che rende comica la situazione - la maga in veste di fornaia, intenta a mettere nel forno tutti coloro che entravano incauti nella sua magione.
Leggenda delle 3 melarance
I
Celio Sulla cima d'una roccia - che d'acciaio è nominata
Di Creonta gigantessa - la dimora è situata
D' osse infrante e sparse membra - seminato è il loco nero,
Son gli avanzi degl'incauti - che han varcato quel sentiero
Spettri e mostri spaventosi - quivi stanno ad abitare
Ed è a morte già dannato - chi l'impresa vuol tentare.
Lá prigioni in umil scorza - stan rinchiuse tre beltà
Fortunato quel mortale - che le rende a libertā.
II
Dalle spranghe irruginite - d'un immobile cancello
È difeso a ognun l'accesso - del terribile castello,
Avvi a guardia del cortile - fiero un can che latra e morde
Fino il pozzo ti minaccia - colle fracide sue corde
La fornaia pur s'aggira - minacciosa a te d'intorno
Colla lingua dilaniata - nel spazzar l'orrendo forno
La prigioni, ecc...ecc.
QUADRO VII.
La roccia all'acciaio.
Un orrido. – Un castello d'acciaio.
brilla illuminato dai raggi della luna.
Di nuovo un quadro scenografico, senza protagonisti in scena, per evidenziare l’orrido castello della maga Creonta, abitato ovviamente anche da spiriti infernali i quali, come nelle migliori tradizioni, mettono in guardia ogni malcapitato che intendeva entrare nel loro regno.
CORO DI SPIRITI INTERNI
Sciagura all'audace
Che turba la pace
Del luogo fatal!...
Decisa è la sorte...
Lo aspetta la morte
E il pianto non val!...
A questo punto segue un QUINTETTO composto dalle due ore ‘del coraggio e di mezzanotte’, da Broccoli, dal Matto e infine da Fridolino, che all’unisono non possono che esclamare
Tutti Oh ciel! quest'aspetto sinistro
Agghiacciare il sangue ci fa.
Tutti È questo l'orribil loco
Fatale a chi s'appressa
Vacilla incerto il piè.
Il QUADRO VIII descrive Il Cortile di Creonta e le azioni perigliose dei nostri avventurieri per carpire alla maga le tre melarance. L’azione ha successo, cosicché una volta preso possesso dei frutti, fra loro si comunicano la necessità di svignarsela per non incorrere ulteriormente in diavoli facinorosi
TERZETTO FINALE
A TRE
Fridolino – Broccoli - Il Matto
Son davvero belle [le melarance]
Dolci come il miele
Ah perchè crudele
Non ti sveli – Deh perchè?
Fridolino Da questi luoghi
Partiamo amici
Ormai felici
Saremo appien.
Poiché a questo punto appare minacciosa la gigantessa Creonta (Apparizione della gigantessa) i tre amici mettono ali alle loro gambe per scomparire il prima possibile e cantando:
A TRE
In mezzo ai triboli
Fra tanti diavoli
Fortunatissimi
Ci possiam dir.
Ma se fra spiriti
Restiamo ancor
Male, malissimo
La va a finir.
Valenti nel pugnar
Noi fummo in verità!
Chi tanto osava oprar
Ciascuno ammirerà
Ma se fra spiriti
Restiamo ancor
Male malissimo
La va a finir.
FINE DELL'ATTO SECONDO
ATTO TERZO
Personaggi
Fridolino
Il Matto
La Fortuna (da farfalla)
Morgana
Leandro
Smeraldina
Broccoli
Flora
Adelia
Ninetta
Pirotea, dea del fuoco
Il fuoco d’artifizio
Il fuoco di Paglia
Il fuoco di vesta
Il fuoco d’amore
L’angolo del fuoco
Ciclopi – salamandre - fuochi
QUADRO IX
Le tre melarance
Un parco del re di coppe – Riposo di caccia.
CORO DI CACCIATORI
Viva il principe Leandro
Il valente cacciator.
Smeraldina è pazza d’amore per Fridolino, ma l’amore non è ricambiato in quanto il Principe cerca l’anima gemella in una delle tre melarance. Ah, le pene d’amore... poiché tutti le abbiamo provate, possiamo ben comprendere lo stato d’animo della fanciulla descritto dai seguenti versi:
Scena della pazzia
Smeraldina Ah non son pazza – credete
Ma mi consuma – l'amor
Non sono brutta – il vedete
Pur non ho vinto – il suo cuor.
Un fuoco interno – mi strugge
Vorrei vederlo – al mio piè
Ma quel crudele – mi sfugge
E niun sa dirmi – dov'è
Di fiori e fronde
Il mio bel crin
Mi cingo sempre – al mattin.
Quando in cielo spunta il sol
Perchè una voce
Mi dice nel cor
Che a me tornare
Può ancor?
Ah non son pazza ecc. ecc.
Di seguito il laconico commento dei due nemici del Principe.
LEANDRO E MORGANA
E proprio matta davvero
E proprio matta d'amor.
A questo punto non poteva mancare la descrizione del momento in cui Broccoli apre le prime due melarance dove Floria e Adelia sono state racchiuse. Non avendo a portata di mano dell’acqua, entrambe subiscono una infausta fine. Fortunatamente il Principe saprà fare di meglio.
Scena delle tre Melarance
Broccoli – Fiora – Adelia – Ninetta
Broccoli (apre una melarancia da cui esce Flora).
Flora Dammi da ber tiranno
O muojo per l'affanno.
Broccoli Darle da ber? Oh cielo!
Per lo spavento, io gelo.
Flora Muojo... crudel pietà (muore)
Broccoli Quest'altra, s'aprirà.
(apre la seconda melarancia da cui esce Adelia)
Adelia Saziate la mia sete
O invan mi piangerete.
Broccoli Anch'essa vuol morire!...
Mi fa rabbrividire!
Adelia Muoio!... crudeli pietà .. (muore)
Broccoli Anch'essa se ne va. (fa per aprire la terza melarancia quando è sorpreso da Fridolino. Si parla sulla musica)
(Fridolino apre la terza melarancia e ne esce Ninetta.)
Ninetta Ho sete idol mio! ...
Dammi da bere oh Dio! ...
Fridolino Salvarti io ben saprò.
(tocca colla sua spada incantata una roccia da cui ne esce una fontana.)
Dal tuo crudele penar.
Il seguito della narrazione vede Fridolino imprigionato dal fascino della dea del Fuoco che lo trascina nelle viscere della terra, all’interno dell’Etna, dove Pirotea si lascia andare a una dichiarazione d’amore verso l’uomo, il quale, incalzato da voluttuosi pensieri, si lascia andare alle lusinghe della dea.
QUADRO X
Il Regno del Fuoco
L'interno dell'Etna – Metalli infuocati – Materie vulcaniche dal centro dell'Etna irrompono al Cratere.
Dichiarazione di Pirotea
I
Pirotea Io t'amai – mio bel cavaliero
Io t'amai d'indomito amor
Fin dal di che sfidar altero
Ti vidi d'inferno il furor.
E quel di giurai salvare
Il più prode dei cavalier
Di salvarti e d' amarti giurai
Non lasciarmi – ti scongiuro
Non lasciarmi – in abbandono
Quì temuto – te lo giuro
Tu sarai – ben più d'un re.
II.
Ma se mai – la fiamma disprezzi
Che nel cor – già m'avvampò
Guai per te – dai fatali miei vezzi
Qui salvare – nessuno ti può.
Credi a me non mostrarti austero
E rassegnati al tuo destin
No, salvarti, nessun qui può.
Non lasciarmi – ti scongiuro ecc. ecc,
A questo punto intervengono tutti i fuochi, come elencati fra i personaggi di questo atto, che incantano vieppiù Fridolino, tanto da far sospirar a Broccoli, che aveva seguito l’amico nel luogo infernale, i seguenti versi:
Broccoli Meno ardor – per pietà
O qui mal finirà.
L’esortazione non sorbisce alcun effetto, anzi spinge i vari fuochi a professare il loro stato:
A DUE
Il Fuoco di Paglia Son di paglia – duro poco è vero
E per questo – sono men sincero
Il Fuoco di Vesta Arsi troppo – nel fatal momento
È per questo – che mi sono spento
Fuoco. di Paglia Brillo sol – per un breve istante
Broccoli Come amor di carnevale
Fuoco. di Vesta Bella fui – ma non fui costante
Broccoli Quest è un vizio generale
Fuoco. di Paglia Pur ho anch'io – chi m'apprezza ed ama
Broccoli Chi ti vuole – chi ti brama
Fuoco di Paglia Deh m'accendi – e sarai felice
Broccoli A me tanto osar non lice.
A DUE
Adorar pur ci vuol con ardore ecc. ecc.
Nonostante Fridolino preghi la dea del Fuoco di lasciarlo andare, considerando la sua beltà eccessiva per lui, Pirotea non manifesta alcuna intenzione di rinunciare al suo prigioniero, tanto da riuscire a trascinarlo in un’orgia di irrefrenabile passione. Il finale vede Pirotea far bere a Fridolino il vino dell’oblio per fargli dimenticare l’amore verso Ninetta. Il Principe, cosciente del potere della magica bevanda, finisce col pretenderla.
FINALE TERZO
Pirotea – Fridoliano – Broccoli
Tutti i fuochi
Coro Festeggiar si deve qui
Di Pirotea il gran poter
Fridolino Perchè mi fai restar
O fata a questa festa?
Che puoi tu sperar da me?
Mi lascia partir
Di qua fuggir
Tu sei troppo bella
Deh pietà.
Pirotea Perchè fuggir?
Resterai quà.
Coro Tu dei restar.
Pirotea Qui con noi restar.
Fridolino Fuggir non posso
Resterai quà.
Tutti E piff e paff – già scoppiano
Le salamandre ardenti
Dell'Etna ai figli infiammansi
Le viscere bollenti
Pirotea Del mondo stolto – i triboli
Cancella la memoria.
Fuoco d’Amore Con noi t'infiamma e inebbria
Nell'infernal baldoria
Fridolino Si versi il nettare
Che obliare ci fa.
Tutti Si versi il nettare
Che obliare ci fa...
Fridolino Il mio destino
È già compiuto
A me quel nappo
Versate da ber.
Tutti Beviam! beviam!...
(Vengono portate le coppe del filtro dell'oblio).
Orgia
Fridolino Terra lontana – mia dolce speranza
Questo nappo – ti fa obliar
Io sono vinto – da ignota possanza
Che i miei sogni – mi fa dileguar.
Versate adunque
L'ardente liquor.
Pirodea A te io bevo – mio bel cavalier
Fridolino Un sol tuo sguardo, m'innebria d'amore
Pirodea Sulle mie labbra – non muore il piacer
A DUE
Fuoco splendi – struggi, brilla
Della fiamma – la favilla
Come sfida – s'alza al ciel.
TUTTI
Fuoco splendi ecc. ecc.
Pirodea Del mondo tutto è il fuoco la vita
Il possente animator
Ma più gradito t'avvolge, t'incita
Se il ricevi dal bacio d'amor.
Fridolino Versate dunque l'ardente liquore
Pirodea A te io bevo mio bel cavalier
Fridolino Un sol tuo sguardo m'innebria d'amore
Pirodea Sulle mie labbra non muore il piacer
A DUE E POI TUTTI
Fuoco splendi ecc. ecc.
(La scena s'infiamma, le coppe ardono: tutto brilla di mille fantastici luci, in mezzo alle quali il Principe cade vinto dall'ebbrezza)
A questo punto possiamo ben dire che Circe insegna!!!
FINE DELL'ATTO TERZO
Note
1. Si veda Il Sole
2. Si veda Il significato della parola 'Tarocco'
3. Si veda Saggia Pazzia, Dilettevole Pazzia.
4. Per i significati simbolici riguardanti la presenza di fanciulli accanto ai folli si veda Il Matto.
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