di Girolamo Zorli
Il primo documento conosciuto dell'esistenza dei trionfi è la famosa nota ferrarese di pagamento del 10 febbraio 1442. Venivano pagati quattro mazzi miniati, sontuosi e molto cari, probabilmente destinati alla celebrazione del nuovo marchese da poco insediato, Leonello d'Este. Bianca Maria Visconti, figlia del duca Filippo Maria, era stata da poco ospite alla corte di Ferrara, dove si era intrattenuta per otto mesi.
Sappiamo per certo che nel 1442 gli Estensi giocavano al gioco degli Imperatori. Prima del 1442 la corte di Ferrara non conosceva i trionfi, o comunque non li aveva mai prodotti né comperati né probabilmente praticati. Milano sembra responsabile della trasmissione della moda dei trionfi celebrativi cortesi a Ferrara.
Qualche mese dopo, esattamente il 28 luglio 1442, gli estensi pagarono Marchionne Burdochi, merciaio bolognese, per la fornitura di uno paro de carte da trionfi; ave Iacomo guerzo famelio per uxo de Messer Erchules e Sigismondo frateli de lo Signore. Il documento si riferisce ad un mazzo da cinque soldi soltanto, destinato ai due ragazzi di casa, sicuramente non un mazzo celebrativo da conservare a libro, ma un vero mazzo da gioco.
Non deve sorprendere che la corte di Ferrara, pochi mesi dopo avere scoperto i trionfi, ne trovasse un mazzo da gioco bello e pronto nella vicina Bologna. Forse era stato commissionato per l'occorrenza, ma pare decisamente più probabile che un solo mazzo relativamente povero non fosse stato commissionato, ma che i bolognesi conoscessero e producessero già i trionfi.
Già nel XII secolo, l'università bolognese era il centro della rivoluzione giuridica tardo-medievale, tanto che i suoi giureconsulti stendevano le leggi per gli imperatori germanici. A Bologna affluivano i figli della nobiltà di tutta Europa a studiare legge per diventare notai, legislatori e avvocati. In Europa, la silografia non era ancora utilizzata. Per produrre testi e codici per le sue centinaia di ricchi studenti, i bolognesi furono costretti fin dall'inizio del XIV secolo a velocizzare ricopiatura manuale con primi interventi parziali di tecniche silografiche. Bologna è la terza città italiana che si attrezza con una cartiera nel 1289. Sembra che l'organizzazione dei fogli rilegati che chiamiamo libro sia stata inventata a Bologna verso la metà del XIII secolo.
Le carte arrivarono in Italia e in Europa intorno al 1370. Erano una gran novità appannaggio delle classi alte, ma in un centro intellettuale, vivace e cosmopolita, le novità arrivano in fretta. Le stamperie bolognesi erano attive e pronte a riprodurre mazzi in serie per i loro ricchi studenti. Nelle locande e nelle taverne universitarie il gioco doveva essere diffuso. Già nel 1405, la produzione e lo smercio di carte da gioco erano significativi al punto da indurre il cardinale legato Baldassarre Costa a sottoporle a dazio.
Nel 1423, il predicatore francescano itinerante san Bernardino da Siena arrivò a Bologna. Su suggerimento del vescovo locale, in una predica memorabile fustigò i giochi e le carte da gioco. Perché mai si scagliò contro le carte e non altro ? Le biografie contemporanee del santo riportano che, dopo la predica, un produttore di carte si lamentò d'avere perso il pane, a dimostrazione della presenza di un'attività produttiva che veniva colpita dai fulmini del francescano. Numerosi altri documenti quattrocenteschi confermano la presenza a Bologna di un'attività produttiva di carte da gioco, che non troviamo altrove.
Dunque, nessuna meraviglia che i bolognesi avessero pronti dei mazzi di trionfi nel 1442. I trionfi erano e sono ancora briscole organizzate in scala gerarchica, un quinto seme aggiunto al mazzo tradizionale. Possiamo tranquillamente datare la presenza dei trionfi a Bologna almeno al 1430, se non prima, come confermato per altre vie dall'opinione prevalente degli studiosi. Successivamente al 1442 abbiamo numerose prove documentali della produzione bolognese di trionfi, con intervento anche di tedeschi, che guarda caso erano la popolazione che aveva inventato e inventerà le tecniche riproduttive seriali più avanzate di quel tempo, fino a Gutemberg nel 1450. La prima produzione massiccia per l'esportazione conosciuta di carte e di trionfi è bolognese del 1477. La forza produttiva e commerciale felsinea è testimoniata dal fatto che i trionfi bolognesi informarono di sé tutti i tarocchi dell'Italia peninsulare. La fama di Bologna produttrice di carte per antonomasia vivrà ben oltre il Quattrocento. Ancora nell'ultimo scorcio del Settecento, Giuseppe Parini nella Notte tipicizzerà "le carte che Felsina colora".
Resta oscuro come fossero arrivati i trionfi a Bologna. Il veicolo naturale può essere stato il documentato afflusso allo Studium felsineo di molti giovani cortigiani milanesi e la vivacità cosmopolita dell'ambiente universitario. Per certo, la tradizione bolognese conosciuta ha icone proprie, abbastanza lontane da quelle dei mazzi viscontei milanesi rimastici. La differenza iconografica può essere spiegata dalle esigenze riproduttive. Non si potevano commercializzare nelle locande universitarie carte finemente miniate e piene di dettagli. Arrivata l'idea, venne abborracciato un mazzo per il gioco popolare. La popolarizzazione e il successo portarono i giocatori a volere sempre lo stesso mazzo, con gioia dei produttori che poterono ripetere la stessa produzione. A Bologna il mazzo ha dovuto standardizzarsi rapidamente. Sono certo che le splendide icone miniate estensi degli anni 1460-1470 siano state influenzate dal mazzo popolare bolognese e arricchite dall'estro degli artisti di quella magnifica corte, non il contrario.
Un'altra meno documentata ipotesi è che l'idea del taglio sia stata inventata o sia arrivata a Bologna prestissimo, diciamo nel 1410. Stimolate dal mercato locale, le stamperie bolognesi avrebbero sviluppato una serie di icone speciali di briscola, rifacendosi alla tradizione iconografica e morale del tempo. Questa congettura è suffragata dagli studi iconografici di Andrea Vitali, che hanno rilevato la coincidenza di icone dei trionfi con altre dell'arte bolognese. Questa ipotesi implica che gli studenti milanesi avrebbero portato nella loro corte quel mazzo strutturato per il taglio organizzato. Filippo Maria Visconti col fido Marziano da Tortona avrebbero prodotto mazzi miniati di iconografia cortese, spesso destinati alla conservazione a libro più che al gioco. Le grandi dimensioni dei mazzi viscontei superstiti sembrano andare in questo senso.
Bologna resterà fedele ai suoi tarocchi, giocati ancora oggi con icone sostanzialmente uguali alle prime conosciute. Nel XVII secolo, la potente famiglia felsinea dei conti Fibbia sosteneva che il gioco dei trionfi, più esattamente del tarocchino bolognese, era stato inventato dal loro antenato Francesco Castracani degli Antelminelli, intorno al primo decennio del Quattrocento. Questa asserzione, la documentata immediata produzione di carte da gioco, la fedeltà iconografica, la popolarità e la longevità del mazzo e del gioco mi fanno credere che ci sia ancora molto da scoprire sull'arrivo dei trionfi a Bologna e forse sulla nascita di questo magico mazzo.
(Per la biografia dell'autore, componente dell'Associazione Le Tarot, cliccare qui)