Saggi Storici sui Tarocchi di Andrea Vitali

Saggi dei Soci e Saggi Ospiti

Il mazzo di Waite

Le influenze della tradizione celtica sul magic revival

 

di Giuseppe M. S. Ierace

 

Where is the wisdom that we have/ Lost in knowledge?/ Where is the knowledge we have/ Lost in information?” (T.S. Eliot, The Rock, 1934).

 

Di certo la filosofia esoterica della Golden Dawn ebbe un’influenza formativa sulle percezioni della ‘mitologia celtica’ di molti suoi adepti, ben dopo la sua progressiva e inesorabile delegittimazione. William Butler Yeats (1865-1939), Magister Templi dell’Ordine, con il nome iniziatico “Daemon Est Deus Inversus”, avrebbe incorporato le immagini dei tarocchi in “Red Hanrahan” (1913); Frater Avallaunius, Arthur Machen (1863-1947), inserisce l'immaginario del Graal nel suo racconto “The Holy Things” (1946); in “The Greater Trumps” (1932), Charles Walter Stansby Williams (1886-1945) fa ricorso a specifiche figure dei tarocchi; in “The Waste Land” (1922), Thomas Stearns Eliot (1888-1965), pur tralasciandone il significato esoterico, richiama proprio il mazzo di Sacramentum Regis, alias Arthur Edward Waite (1857-1942).

 

Queste idee che s’intrecciano in narrazioni di fantasia e in ambito occulto, nella poesia e in studi accademici, presuppongono che materiali di diversa provenienza si ritrovino in contestualizzazioni successive, quali documenti esplicativi non sottoposti ad alcuna preoccupazione d’una loro eventuale convalida. Non si tratta di trovare un qualche accordo con un metodo scientifico attendibile, ma di constatare come teorie e speculazioni possano sottostare a un differente processo metodologico che traduca in una forte credenza delle primitive ipotesi culturali.

 

Nel corso dell’evoluzione del pensiero, gli studi e le indagini hanno predominato sulle intuizioni appartenenti a sopravvivenze culturali di livello più primitivo. Molti aspetti della vita, come la procreazione e la ripetizione dei cicli stagionali, trovavano spiegazioni non-razionali, fideistiche o improntate alla magia naturale, pur sempre coerenti con una visione del mondo radicata nella cultura e nelle credenze tramandate in precedenza.

 

Sir James George Frazer (1854-1941) s’è occupato di tali 'sopravvivenze' in campo agro-pastorale; e anche altri etnografi di Cambridge hanno inquadrato i miti come riflessi di narrazioni rituali, spostando l’attenzione dalle spiegazioni primitive dei fenomeni naturali a una visione magica del mondo, dando così pure origine a teorie antropologiche di stampo critico, che però lasciavano spazio all’emergere d’una posizione ibrida che arriva ad azzardare un’interpretazione esoterica della cultura.

 

I riti agrari non sarebbero solo il residuo fossile d’un’epoca remota, bensì la prova dell’esistenza e dell’efficacia di culti misterici, che continuamente rivivificano una “tradizione segreta”, in alternativa a sistemi di credenze rivali che ne hanno tentato la violenta, definitiva, soppressione. In questo modo un’ipotesi antropo-etnologica, serpeggiante nella cultura folklorica, era destinata a trasformarsi in vera e propria convinzione mistica.

 

Alfred Trübner Nutt

 

L’influente opera di Alfred Trübner Nutt (1856-1910) sul Santo Graal, apparsa nel 1888, aveva per sottotitolo ‘special reference to the hypothesis of its Celtic origin’. Il motivo graalico deriva da un'antica tradizione mitica celtica e la successiva cristianizzazione, più romantica che popolare, che l’ha inglobato, costituisce un’ulteriore riprova del carattere evolutivo della tradizione, a cominciare da un rituale agrario pan-europeo, particolarmente vitale nel folklore celtico, ma proveniente da culti presumibilmente d’ambiente dionisiaco.

 

Molto prima di Margaret Alice Murray (1863-1963), Nutt ha accolto il suggerimento di David MacRitchie (1851-1925), sostenitore dell’origine evemeristica di fate e folletti, il quale considerava la stregoneria un sottoprodotto dello scontro tra la religione dominante e le pratiche precedenti. Ma, per l’editore londinese, fondatore di “The Folk-Lore Journal”, il culto misterico codificato nella tradizione agraria celtica è rimasto un problema accademico, da sviluppare semmai nel contesto dello studio arturiano. Le sue idee tuttavia potrebbero anche aver trovato uno sbocco prolifico nella direzione della teoria esoterica.

 

Carte in tavola

 

I rituali agrari del mondo primitivo non riemergevano solo come sopravvivenze, ma costituivano un’ininterrotta “realtà” segreta, per scrittori come Margaret Murray e Jessie Laidlay Weston (1850–1928), e in misura minore A. E. Waite, il cui nome sembra essere ricordato soprattutto perché fu il primo a tentare uno studio sistematico della storia occidentale dell'occultismo, visto come tradizione spirituale e non piuttosto quale patologica deformazione della religione, oppure aspetto arcaico d’una proto-epistemologia pseudoscientifica. La Weston ha individuato in questi rituali la spiegazione esoterica del Graal, mentre per la Murray si trattava della vera base sulla quale erano state veicolate le credenze sulla stregoneria.

 

L'intelletto umano è incurabilmente astratto. – ha lasciato scritto Clive Staples Lewis (1898-1963), uno dei fondatori, insieme con J. R. R. Tolkien, C. W. S. Williams e altri, del circolo informale di discussione letteraria degli Inklings - È quello puramente matematico il tipo di pensiero vincente. Eppure le sole realtà di cui facciamo esperienza sono concrete: questo dolore, questo piacere, questo cane, questo uomo. Quando concretamente amiamo l'uomo, sopportiamo il dolore, godiamo un piacere, non apprendiamo intellettualmente il Piacere, il Dolore o l'Individualità. D'altro canto, quando incominciamo a farlo, le realtà concrete decadono a meri campioni o esempi: non trattiamo più di esse, ma di ciò che esse esemplificano. È questo il nostro dilemma: o gustare senza conoscere, o conoscere senza gustare. O – per essere più rigorosi – mancare di un aspetto della conoscenza perché si è immersi nell'esperienza, o mancare d’un altro perché se ne è fuori. Pensando, siamo tagliati fuori da ciò che pensiamo; gustando, toccando, volendo, amando e odiando, non comprendiamo con chiarezza. Più lucidamente pensiamo, più siamo tagliati fuori: più profondamente entriamo nella realtà, meno possiamo pensare…” (Myth Became Fact, World Dominion, 22, 267- 270, September-October 1 944).

 

L’Alba Dorata  

 

Quando, a trentaquattro anni, fu introdotto da Frater Resurgam, Edmund William Berridge (1843-1923), nell’Ordine “esterno” dell’Ermetica Alba Dorata (Golden Dawn), nel gennaio 1891, e soltanto per un paio d’anni, Sacramentum Regis, scrittore prolifico, aveva già al suo attivo uno studio sulla spiritualità in generale e l’esoterismo in particolare (The Occult Sciences: A Compendium of Transcendental Doctrine and Experiment, Embracing an Account of Magical practices, of Secret Sciences in Connection to Magic, of the Professors of Magical Arts, and of Modern Spiritualism, Mesmerism and Theosophy, 1891), una composizione letteraria (Prince Starbeam: A Tale of Fairyland, 1889), un’antologia (Elfin Music: An Anthology of English Fairy Poetry, 1888), una biografia (Lives of Alchemystical Philosophers [Francis Barrett], 1888), un saggio sul rosicrucianesimo (The Real History of the Rosicrucians Founded on Their Own Manifestoes and on Facts and Documents Collected from the Writings of Initiated Brethren, 1887), una prova di traduzione e cura (The Mysteries of Magic: A Digest of the Writings of Eliphas Levi, 1886) delle opere di Alphonse Louis Constant (1810-1875).

 

Dopo una pausa di riflessione, però, nel 1896, con la pubblicazione di “Devil-Worship in France”, in cui smonta le false tesi antimassoniche di Léo Taxil (Marie Joseph Gabriel Antoine Jogand-Pagès: 1854-1907), riprese i lavori ermetici nell’Outer, o “FirstOrder,entrando nel “secondo” (Inner, Order of R. R. & A. C.) ordine nel 1899, mentre diviene frammassone nel 1901, e, l’anno successivo, è ricevuto nella Societas Rosicruciana in Anglia (S. R. I. A.). Nel 1903, Sacramentum Regis fonda un Independent and Rectified Rite/Order RR et AC (Rosae Rubeae et Aureae Crucis), disciolto nel 1914, per dar vita, già nel mese di luglio 1915, a una Fellowship of the Rosy Cross, distinta sia dalla Societas Rosicruciana in Anglia, sia dalla Golden Dawn.

 

Nell’autobiografia (Shadows of Life and Thought), Waite spiega che alcuni membri dell’Alba Dorata lo avrebbero avvicinato, asserendo che il tempio (Isis-Urania Lodge) era gestito male, e ben presto sarebbe andato incontro alla decadenza. Invece, anche se con soli ventitré membri, sarebbe rimasto ancora fiorente fino al 1913. La Golden Dawn, sia pur lacerata da faide interne, fino all’allontanamento di Waite nel 1914, avrebbe generato una mezza dozzina di propaggini.

 

Nel suo romanzo “Moonchild” (1917), Frater Perdurabo, Edward Alexander (Aleister) Crowley (1875-1947), acerrimo rivale di Waite, lo descrive come il malvagio "Arthwate". Pure Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), chiamandolo Ephraim Waite, ne fa un perfido mago, nel suo racconto "The Thing on the Doorstep" (1933).

 

Comunque, secondo Francis King (“Modern Ritual Magic”), Berridge, membro attivo della Loggia Iside-Urania, unico anziano Adeptus rimasto fedele a Samuel Liddell (o Liddel) MacGregor Mathers (1854-1918), durante la rivolta del 1900, ha continuato, con uno pseudonimo, a scrivere una serie di articoli per “Unknown World”, la rivista d’occultismo pubblicata da Sacramentum Regis, il quale alla Golden Dawn di Mathers era stato iniziato proprio da Berridge, e poi se ne era allontanato, seguito da Williams, per fondare, o meglio rifondare, un “proprio” tempio.

 

«La mia anima vaga nel Buio, cercando la Luce della Conoscenza Occulta, e io credo che in quest'Ordine si possa ottenere la Conoscenza di quella Luce».

 

Per essere ammessi a questa "sottosetta", pare fosse necessario recitare proprio questo assunto. Una corrente ostile sarebbe stata indirizzata verso chi non avesse mantenuto la parola data, giurando d’osservare assoluta segretezza sulle cerimonie. Probabilmente questi riti dovevano essere basati sulla Massoneria (di cui Waite era, a dir poco, entusiasta), su un vago misticismo cristiano (con propaggini di tipo alchimico), sul Tetragramma ebraico (il nome segreto di Dio che, pronunciato nel corso della liturgia, si riteneva avesse poteri magici), sull'Albero sacro delle Sephirot (un diagramma derivato dallo Zohar cabalistico, che alle parti del corpo associava alcune qualità dello spirito e della mente), infine, ma non ultime (“last but not least”), sui talismani e sulle carte dei tarocchi, in specie gli Arcani Maggiori: tutti temi questi di grande impegno, ricerca e studio per Frater Sacramentum Regis.

 

Nell’arco di meno d’un lustro, pubblica “The Hidden Church of the Holy Grail: Its Legends and Symbolism Considered in Their Affinity with Certain Mysteries of Initiation and Other Traces of a Secret Tradition in Christian Times” (1909), “The Secret Tradition in Freemasonry” (in due volumi, 1911), "The Book of Black Magic and of Pacts” (1911), “The Pictorial Key to the Tarot” (1911), e poi “The Book of Destiny and The Art of Reading Therein” (1912) e “The Book of Ceremonial Magic” (1913). Un certo numero di suoi volumi,  tra cui appunto “The Book of Ceremonial Magic”, “A New Encyclopedia of Freemasonry” (1921), “The Holy Kabbalah” (1929) e la sua traduzione “Transcendental Magic, its Doctrine and Ritual” (1910) da Eliphas Levi (1896), vengono tuttora considerati validi e attuali. Altri sono stati recentemente ristampati, da “A New Encyclopaedia of Freemasonry (Ars Magna Latomorum) and of Cognate Instituted Mysteries: Their Rites, Literature, and History” (1994), o “The Hidden Church of the Holy Grail: Its Legends and Symbolism Considered in Their Affinity with Certain Mysteries of Initiation and Other Traces of a Secret Tradition in Christian Times” (2002), a “Inner and Outer Order Initiations of the Holy Order of the Golden Dawn” (2005) e “Theories As to the Authorship of the Rosicrucian Manifestos” (2005). Waite ha anche scritto due romanzi fantasy allegorici, “Prince Starbeam” (1889) e “The Quest of the Golden Stairs” (1893), e curato un'antologia di poesie basate sul folklore inglese, “Elfin Music”.

 

Cambiare le carte

 

«Nessuno può fare molto più che decidere in che cosa credere», dice un personaggio dei romanzi di Williams.

 

Waite scoraggiava la pratica della "Magia", intransigente nei confronti dello sconfinamento nella Goetia, la cosiddetta Magia Nera. E molto verosimilmente fu questa la vera ragione per cui Aleister Crowley abbandonò precocemente l'Ordine, poco dopo la sua crisi. Il Book of Cerimonial Magic (Libro delle Cerimonie Magiche), comprende un certo numero di incantesimi [come diventare invisibili; invocare Lucifero; provocare l'apparizione di tre signore, o di tre signori, nella propria stanza dopo cena (sic!)].

 

Eppure, Sacramentum Regis presenta questo materiale sotto forma di indagine scettica, sia perché la sua mente era indirizzata alla conoscenza dei poli opposti degli argomenti e delle fedi, sia perché la magia cerimoniale era la “segreta”  contrapposizione al cristianesimo.

 

Williams giunse persino a scrivere un Inno a Satana, il Witchcraft, analizzandolo come polarità opposta di Cristo.  «Padre nostro che fosti nei cieli,/ solitaria è la via che conduce a Te;/ e a stento dopo lungo cammino/ potremo giungere alla nostra meta.»

 

Un magic revival

 

In quei cinquant’anni, a cavallo dei secoli XIX e XX, tra il 1880 e il 1930, si sarebbero formate le idee sulla natura della letteratura arturiana e le origini leggendarie dei tarocchi, in seno al folklore antropologico e alle più disparete speculazioni circa la tradizione occulta. Sugli studi accademici, che storicamente avevano individuato la prima apparizione delle carte nell’Italia del XV secolo, avrebbe così preso il sopravvento l’esoterismo d’un significato misterico attribuito loro dal revival magico francese, alla fine del XVIII secolo.

 

L’autorevole storico Michael Anthony Eardley Dummett (1925-2011) si è sempre dimostrato molto sprezzante nei confronti di queste interpretazioni finalizzate in senso divinatorio, sostenendo che l’idea stessa d’una maggiore antichità dipenda piuttosto da illusorie presunzioni d’epoca certamente posteriore.

 

Nonostante le sue origini storiche depongano per  una culla di cultura rinascimentale, l’arena di maggiore influenza dei tarocchi, a cavallo tra illuminismo e periodo vittoriano, è divenuta quella più diffusamente dozzinale. Gli scrittori legati alla rinascita dell’occultismo, nella Francia del XVIII secolo (influenzati dalla riforma martinezista, martinista e willermozista della massoneria, piuttosto che da quella rosacruciana, come in Gran Bretagna), si sono concentrati a nobilitare le carte dei Tronfi d’un alone di misterica e remota antichità, ricollegandole sia alla cabala ebraica che ai geroglifici egizi.

 

Tenere la carta bassa

 

Nel sovrapporre alle speculazioni precedenti gli studi antropologici, Arthur Edward Waite  avrebbe avuto il merito di rivolgersi apertamente al folklore dei suoi antenati inglesi. Ha pertanto riunito tutta una serie di idee chiave riconducibili a una visione moderna e popolare dell’occultismo, affiancandola a una 'dottrina segreta', in cui l'esperienza mistica avrebbe permesso di porre in esecuzione quanto la tradizione esoterica occidentale rendeva disponibile.

 

Nel teorizzare che tale ‘tradizione segreta’ era nettamente superiore a qualsiasi misticismo, l’impegno divulgativo di Sacramentum Regis avanzò di gran lunga lo stesso suo personale interesse nelle organizzazioni iniziatiche, dalla Massoneria ai Rosacroce, passando per la Golden Dawn. La sua posizione in campo esoterico sembra prospettare una certa propedeuticità, relegando determinati organismi collettivi a fasi del tutto preparatorie e l’esperienza mistica a una dimensione prettamente individuale. Un’ideologia la sua, anticipatrice dello spirito libertario della successiva rivoluzione New Age, in netto contrasto con le concezioni settarie, o elitarie, di tanto predominante associazionismo pseudo-iniziatico.

 

Dall’editore e studioso di folklore Alfred Trübner Nutt avrebbe desunto la dipendenza dalla mitologia celtica della letteratura sul Graal, tesi poi riproposta da Jessie Laidlay Weston. E, anche se Arthur Machen (1863-1947), in “The Secret Glory”, scritto poco prima di “The Hill of Dreams” (1907), inquadrava il Santo Graal in termini eucaristici e di probabili reliquie celtiche paleocristiane, sarebbe stata proprio questa amicizia di Waite con lo scrittore anglo-gallese a stimolare l’interpretazione della leggenda arturiana come  d’una 'sacra rappresentazione'.

 

Gli studi culturali e quelli nell’ambito del folklore, nonché il suo interesse nel valutare le testimonianze storiche, lo distinguono dagli altri autori di scritti sui tarocchi. A partire da Court de Gébelin (1773-1782), Eliphas Levi (1896), Papus (1872), MacGregor Mathers (1888), fino ad Aleister Crowley (1944), si sono tutti immersi nelle interpretazioni ermetico-cabalistiche, facendo diventare le loro delle elucubrazioni prossime a delle serie di libere associazioni, frequentemente basate su rivelazioni confuse da somiglianze tra le criptiche formule esoteriche, le intime funzioni simboliche e la distorta documentazione storica. Quelle che vanno ritenute mere narrazioni tendono a ripercorrere un reiterato andamento la cui marcata circolarità predomina sulla discriminazione; la trasmissione delle analogie viene corrotta da una forzosa convalida, mentre le difformità ne sono completamente escluse.

 

Eppure, anche l’attendibilità di Sacramentum Regis lascia a desiderare. Poiché, nel mentre nella scrittura dei tarocchi ha introdotto materiale celtico, contemporaneamente, come i suoi predecessori, opta per un'interpretazione misticheggiante. Ma, forse, è proprio quest’amalgama di frustrante mancanza di analisi investigativa e di coerenza storica, con l'affascinante alone di mistero esoterico, che avrebbe riproposto con vigore i tarocchi in epoca moderna.

 

Tarocchi Sola-Busca

 

Le innovative immagini del mazzo di Waite raffigurano intere scene con figure e simboli su tutte le carte, anche quelle dei semi, e traggono ispirazione, almeno in parte, dai Tarocchi Sola-Busca, attribuibili a Nicola di maestro Antonio (1448-1511), e provenienti dall’Italia settentrionale, incisi su rame a Ferrara, dipinti a mano a Venezia, e riprodotti fotograficamente, nel 1907, per il British Museum; il primo (1491) mazzo veramente esoterico nella storia, in quanto le sue immagini sono chiaramente dedotte dalla tradizione alchemica rinascimentale, nonché l’unico completamente illustrato, almeno fino al momento della pubblicazione del Rider-Waite.

 

Quest’ultimo fu realizzato da un’altra aderente alla Golden Dawn (Independent and Rectified Rite, or Holy, scissionista da “the Hermetic Order”), Pamela Colman Smith (1878-1951), e venne pubblicato da William Rider & Son of London, nel 1910. E perciò viene spesso definito come ‘The Rider Pack’, a causa della contestazione sul diritto d'autore, provocata dalle differenze giuridiche sul copyright tra Stati Uniti e Gran Bretagna.

 

A differenza dei mazzi precedenti, quindi, in cui solo i trionfi e le carte di corte venivano illustrati, ogni carta è stata riccamente decorata da Pixie Colman Smith, che era stata iniziata nel 1901 da Yeats alla Golden Dawn, dove ha incontrato Sacramentum Regis, aderendo quindi alla proposta di riforma di quest’ultimo, quando scoppiarono i conflitti tra le alte personalità in seno all’organizzazione iniziatica rosacruciana.

 

Tale mazzo 'rettificato' (come il rito e l’ordine della Golden Dawn), è stato prodotto grazie alla minuziosa raccolta delle varie influenze, partendo dalle fonti rivelatesi più interessanti e rivelatrici. Alcune delle immagini sono state modellate sugli schemi classici conservati al Victoria and Albert, al British Museum o in collezioni come la Guildhall.

 

Waite si riferisce ai ventidue trionfi come agli 'Arcani', il termine adottato dall’occultismo francese del XIX secolo, allorquando divennero popolari le interpretazioni mistiche di quello che prima, per molti, sarebbe stato un semplice gioco di carte.

 

In Gran Bretagna, il revival magico sembra fosse percepito quale mezzo per neutralizzare gli effetti delle convenzioni sociali, e le immagini dei tarocchi confermarono questa modalità di rifletterne come un’aperta sfida al conformismo.

 

L’enigmatica figura del Matto risponde a questa esigenza; sia che venga raffigurato come viandante o vagabondo, straccione o buffone, resta sempre un “solitario”, separato dal resto dei Trionfi, che lo pongono, per così dire, al di fuori dei limiti accettabili dalla società. Waite lo definisce come un imperturbato sognatore, inconsapevole dei rischi che corre, sull’orlo d’un precipizio che non vede, quasi fosse uno dei personaggi del dipinto a tempera su tela (ca. 1568) di Pieter Bruegel il Vecchio, quello che illustra la Parabola dei Ciechi contenuta nel Vangelo di Matteo (XV, 14).

 

Nel mazzo di carte prodotto da Robert Wang (che non riveste interesse estetico, bensì soltanto esoterico), dietro istruzioni di “Ad Majorem Adonai Gloriam”, Francis Israel Regudy Regardie (1907-1985), sulla base delle interpretazioni sviluppate da Mathers (trasmesse nella Thoth-Hermes Lodge dell’Alpha et Omega dalla consorte di quest’ultimo, Moira,Vestigia Nulla Retrorsum), lo si presenta come un bambino innocente e smanioso di cogliere un fiore, in “Un giardino di melograni” (titolo del più famoso libro di Regardie), osservato da un feroce cane-lupo tenuto al guinzaglio.

 

In preda alla follia, Adamo, nell’Eden, sta per compiere l’ azione che scatenerà delle ripercussioni, preannunciate, ma non sufficientemente valutate!

 

Pur ingenuamente, per gli standard del ventesimo secolo, l’impegno profuso per un lavoro  di vitale importanza nello sforzo di perseguire una redenzione spirituale, o quanto meno intellettuale, dell’umanità era diretta conseguenza della frequentazione della Golden Dawn.

 

Giocare tutte le carte

 

Sapere Aude, William Wynn Westcott, vice coroner a Londra, membro della Societas Rosicruciana in Anglia, affermò d’aver ricevuto dei misteriosi manoscritti cifrati (sulla scorta dei quali venne fondata la Golden Dawn), per il tramite del Rev. Adolphus Frederick Alexander Woodford (1821–1887), collega del famoso studioso della massoneria Kenneth Robert Henderson Mackenzie (1833-1886), che aveva aiutato Robert Wentworth Little (1840-1878) a istituire la S. R. I. A. sulla medesima impostazione della Societas Rosicruciana in Scotia, già operante nel 1830, e della Rosa+Croce d’Oro tedesca (Orden der Gold- und Rosenkreuzer), risalente al 1776, e che aveva conosciuto personalmente sia Eliphas Levi che Paschal Beverly Randolph (1825-1875), ispiratore dell’operatività della Hermetic Brotherhood of Luxor e dell’Ordo Templi Orientis. Prima della morte di Mackenzie, tali documenti si sarebbero trovati tra gli effetti personali di Frederick Hockley (1809-1885), sedicente seguace di Francis Barrett, l’eccentrico autore di The Magus (1801), nonché collezionista dei manoscritti del dr. Sigismund Bacstrom (1750-1805), iniziato a una fratellanza mistica (rosacruciana) dell’isola Mauritius.

 

I Manoscritti erano costituiti da una raccolta di 60 fogli, contenenti il contorno strutturale d’una serie di rituali d’iniziazione corrispondenti ai quattro elementi (Terra, Aria, Acqua e Fuoco). Si presentavano disegnati con inchiostro nero su carta filigranata del 1809. Il testo è scritto semplicemente in un inglese leggibile, però da destra verso sinistra, secondo un crittogramma di sostituzione. I numeri sono forniti da lettere dell’alfabeto ebraico, e al testo s’alternano grezzi disegni di diagrammi, strumenti magici e tarocchi divinatori (Folio 32). La pagina finale è tradotta sia in francese che in latino.

 

Questo materiale "occulto" rappresenta un compendio del simbolismo e della classica teoria magica conosciuti fino alla metà del XIX secolo, combinati in modo tale da ricreare un modello includente il mistero della tradizione occidentale, e disposti in una sorta di programma che elaborava un propedeutico percorso graduale di istruzione in ambito magico, compresi tarocchi,  astrologia, geomanzia, Alchimia, Cabala, ermetismo ed esoterismo in genere.

 

In queste materie, il contenuto del manoscritto non è innovativo, né sconosciuto, né rivelatore di alcunché, e la medesima struttura di base dei rituali e dei nomi dei gradi sono del tutto simili a quelli di ordini rosacrociani già esistenti, dall’Orden der Gold- und Rosenkreuzer alla Societas Rosicruciana in Anglia.

 

Pur essendo stati compilati su carta filigranata del 1809, i manoscritti contengono però dei riferimenti a quell'immaginario egiziano conosciuto solo dopo la decifrazione della stele di Rosetta, avvenuta nel 1822. Inoltre, la connessione tra i trionfi dei Tarocchi e l'Albero della Vita cabalistico risale all’opera di Eliphas Levi del 1855, tradotta in inglese da Waite più di quarant’anni più tardi. Per non parlare della sopravvivenza di un recapito postale dopo un lasso temporale di quasi ottant’anni.

 

I manoscritti contenevano, infatti, anche l’indirizzo tedesco d’un’anziana adepta di nome Fräulein Anna Sprengel, Sapiens Dominabitur Astris, alla quale ovviamente Westcott scrisse per approfondire i temi sollevati dalle carte cifrate. La Sprengel avrebbe risposto, rilasciando una sorta di licenza, o brevetto, “patente”, per rendere operativa in Inghilterra una Loggia analoga alla sua, quale numero 3 (il primo tempio di Iside-Urania di Westcott), essendo naturalmente la  n° 1 in Germania (il Tempio di Fräulein Sprengel) e il  n° 2 da attribuire, presumibilmente, a un tentativo precedente, che dobbiamo desumere fallito (da parte di Mackenzie o di qualche altro membro della S. R. I. A., o gruppo interno a questa, "Society of Eight").

 

Als wilde Loge oder auch Winkelloge

 

Alcuni, ritenendo, tutto sommato, legittimo il Manoscritto Cifrato, suppongono che la Golden Dawn possa essere stata una valida appendice d’un antico ordine ebraico bavarese, chiamato “Loge zur aufgehenden Morgenröthe” (Loggia dell’Aurora nascente, o המתהווה אורורה), che consentiva, a quanti ebrei tedeschi erano stati banditi dal partecipare agli architettonici lavori della Massoneria ufficiale, di condurre officine latomistiche indipendenti, ossia quelle che si sarebbero potute altrimenti considerare “als wilde Loge oder auch Winkelloge” (Logge cioè selvagge o “angolari”). Per altri, invece, la fantomatica Fräulein Sprengel e il supposto ordine tedesco המתהווה אורורה non c'entravano nulla e il “primo” (o terzo) tempio della Golden Dawn rientrava nel progetto d’un gruppo segreto sorto in seno alla S. R. I. A., detto "Society of Eight", i cui membri nel frattempo erano ovviamente deceduti. I Manoscritti "scoperti" da Westcott, d’origine antiquaria, sarebbero riconducibili a Johann Friedrich Falk, direttore d’una scuola cabalistica fondata a Londra nel 1740 e a capo d’un Collegio ermetico omonimo (שחר זהב), citato nella Royal Masonic Cyclopaedia di Mackenzie, per passare poi nelle mani di Francis Barrett (o Eliphas Levi, Bacstrom e Hockley) e infine della Società degli Otto, dello stesso Mackenzie e di Woodford.

 

Waite era del parere che l’epistolario intercorso con la Sprengel fosse falso, ma gli sembrava pure abbastanza improbabile che Westcott e Mathers avessero preparato di loro pugno i manoscritti, come certuni credevano che avessero fatto.

 

L’altro esponente di spicco, insieme con Vincit Omnia Veritas, il Dr. William Robert Woodman (1828–1891) e Westcott, Samuel Liddell (o Liddel) MacGregor Mathers (il cui motto gaelico 'S Rioghail Mo Dhream significa "Regale la mia razza") era stato ammesso nel Collegio Metropolitano della Societas Rosicruciana in Anglia, fondata nel 1866 da Little, collezionando una buona quantità di gradi della Massoneria cosiddetta di frangia, o “angolare”; pertanto, nel 1886,  gli fu concesso un “Ottavo” Grado onorario e, due anni dopo, al momento della costituzione del nuovo Ordine, aveva assunto la carica di Praemonstrator. Verso la fine del 1899, gli Adepti dei templi Iside-Urania e Amen-Ra si dimostrarono estremamente insoddisfatti della leadership di Mathers, sia per via della sua crescente e sospetta amicizia con Aleister Crowley, ma pure perché erano ansiosi, invece di avere Mathers come mediatore, di entrare in diretto contatto con i presunti Secret Chiefs, nel loro caso non una gerarchia spirituale come la fratellanza Sarmoung per G. I. Gurdjieff, bensì l’Anna Sprengel (il cui indirizzo, trovato nel Manoscritto cifrato, si sarebbe mantenuto valido per troppi anni!) e la cui parte per qualche tempo venne interpretata da Ann O'Delia Salomon (1849-1909), più nota come Princess Editha Lolita Montez, Swami Laura Horos, Vera Ava, ecc., una medium discepola di Madame Blavatsky, coinvolta pure nel movimento delle suffragette. 

 

Mathers era poliglotta e a lui si deve il merito d’aver divulgato nel mondo anglofono antichi testi, come La Chiave di Re Salomone, La Clavicola di Re Salomone, La Magia Sacra di Abramelin il Mago, La Kabbalah svelata. Le idee cabalistiche ed egizie le avrebbe incorporate proprio dagli occultisti francesi più celebri, quali Eliphas Levi (Alphonse Louis Constant) e Papus, al secolo Gérard-Anaclet-Vincent Encausse (1865-1916), i quali interpretavano il tarocco come un cifrario segreto composto dai sacerdoti di Iside, e il collegamento delle carte con l’alfabeto ebraico, secondo gli insegnamenti del "Libro della formazione" o "della Creazione" (Sefer Yetzirah), in una modalità di percorso ascensionale sull'albero della vita.

 

Il trionfo del diavolo

 

La visione di Eliphas Levi sul rapporto tra Cristianesimo e significati rintracciabili nei tarocchi avrebbe molto influenzato Waite,  che tradusse diverse opere di questo noto occultista francese. Una delle più famose illustrazioni di Levi, presumibilmente ispirata ai dipinti di Goya, esalta di molto la  figura diabolica, mediante l’inserimento d’una fiammeggiante torcia su quella che sembra essere la statua classica d’un personaggio d’un corteo mitraico, o dionisiaco, dalla testa caprina. Tale illustrazione rispecchia il rivoluzionario cambiamento di prospettiva dall’iconografia medievale impostata invece sulle mostruosità demoniache.

 

Nei tarocchi di Jacques Vieville, che si possono far risalire al periodo che va dal 1643 al 1664, il diavolo viene raffigurato esattamente come nei manoscritti medievali, solitario e barbuto, con la coda, le corna, le ali e dei piedi da rapace. Delle teste aggiuntive gli spuntano dalle spalle, una sull’addome e altre sulle ginocchia. Successivamente, nella metà del XVIII secolo, l’immagine s’arricchisce di due prigionieri incatenati al piedistallo sul quale si erge. E questa impostazione continua a essere quella in cui viene comunemente dipinto sul più noto mazzo di Marsiglia.

 

Il trionfo del diavolo, altre volte, deve molto alla figura di Atteone e alla rappresentazione rinascimentale di quel mito di trasformazione. Ricorrendo a questo modello, Antoine Court de Gébelin (1725-1784) aveva raffigurato con corna di cervo un ermafrodito.

 

La dualità del principio maschile/femminile Harold Bayley la desume dalla combinazione degli attributi di Min, l’equivalente egizio di Pan. Dal punto di vista etimologico, probabilmente riconducibile a Man, in opposizione a Woman; dapprima indicava “solo” il principio maschile, in relazione alla radice del latino Mens, con il significato di misura, unicità, separatezza, “solitudine”. In Scozia, si pronuncia Mon. Originariamente, forse Ma on, “una” madre, divenuto in seguito Moon, luna, simbolo della Magna Mater, oppure Om on, “un” sole. Ra, il sole, era Amon, da cui il greco Zeus Ammon e l’affermazione ebraica Amen, con valore di verità (“una”). Il termine anglosassone per la luna, Mona, da cui Mona-day, Monday. Un famoso santuario druidico, ad Anglesey, era chiamato Menai e Minnie è ancora un nome proprio molto familiare. Mona è anche un’alternativa per isola di Man, conosciuta pure come Moabia. Bodmin era in origine “the abode of Min”, corrispondente all’indiana Allahabad, “the abad (o abode) di Allah”. Pan è un demone meridiano, introverso e “separato” dal resto del mondo, perché autosufficiente come lo può essere solamente chi tutto (pan) contiene. Per Waite, si trattava d’una replica della “solitudine” del Matto, sotto l’aspetto di Cautopates, che al contrario di Cautes, negli antichi Mitrei, capovolge la fiaccola solare verso la Terra.

 

Levi avrebbe completato il passaggio, transitando questa entità in quello che appare come il prototipo del dio cornuto, diffuso nel moderno immaginario del neo-paganesimo. Aggiungendo che le adunanze da lui presiedute, nel corso della pratica cultuale, erano rituali della “vecchia religione”, perseguiti dal cristianesimo come sabba di streghe.

 

Pur respingendo la spiegazione strettamente storica, Waite per il suo Arcano ha acquisito elementi della figura originale di Levi. Mentre Aleister  Crowley, Margaret Murray e Julia Hamilton (1901-1971), la moglie del quarto Lord Raglan (e pertanto Lady Raglan), e coniatrice del termine "the Green Man", hanno adottato l'idea della sopravvivenza d’un culto della fertilità, inglobandone l’iconografia in quella d’una divinità propiziatrice paneuropea, definita da nomi quali Cernunnos e appunto ‘Green Man’ (o Knight).

 

Questa rappresentazione si sintetizza nel talismano a cinque punte (pentagramma) di Levi. Seguendo la tradizione di magia pratica che caratterizza i “grimoires” (nella distinzione tra figure verticali, dritte, e invertite), l’aspetto positivo della stella, dimostrato dalla punta unica verso l’alto, è quello d’un uomo in piedi, a gambe e braccia divaricate, mentre invertita, con due punte al vertice, fa assumere a queste il significato di corna diaboliche.

 

Pentacle’ e ‘pentangles’

 

In un’ulteriore complicazione, Waite potrebbe aver, non sappiamo quanto volontariamente, introdotto i termini ‘pentacle’ e ‘pentangles’ (pentacolo e pentangoli), quasi come un errore di traduzione del pentagramma di Levi. Poi, nel suo mazzo di tarocchi, ha sostituito i semi di denari/quadri con i 'pentacoli/pentangoli', sostenendone la corretta validità di derivazione degli uni dagli altri. La versione di Crowley dei “quadrati magici”, o monete, ha due punte in più, dirette verso l'alto come paio di corna, costituendo così un Eptagramma.

 

L'Appeso

 

I libri rituali “personali”, tenuti dai membri dell’Alba Dorata, illustrano bene quanto poca continuità sia riscontrabile fra precedenti significati simbolici e quelli suggeriti dall’occultismo più tardo, ai limiti con una sorta d’idiosincratica fantasia.

 

Secondo Waite, per esempio, una delle carte più importanti, in base alle spiegazioni esoteriche, l'Appeso, va riconnessa con Odino, o un Dio Morente. Waite si discosta dalla tradizione, facendo penzolare l’appeso, a imitazione del Cristo crocifisso, da un’evidente croce a forma di T, che chiama, ricorrendo alla terminologia araldica inglese, fylfot cross, comunque nient’altro se non una svastica. Crowley lo lega con un serpente a un Ankh, simbolo egizio di vitalità.

 

La ricostruzione del mito del dio morente, da parte di J.G. Frazer, testimonia della sua arcaicità. Tuttavia, potrebbe essere entrata nel “confezionamento” dei tarocchi per caso, sia per un errore di stampa d’un'improbabile immagine di Prudenza, come sostiene Dummett, oppure, come propone qualcun’altro (Samuel Y. Edgerton), derivare da una raffigurazione rinascimentale della gogna collegata al pubblico ludibrio nel condannare un comportamento criminale.

 

The Lost Language of symbolism

 

Altre fonti per le immagini proverrebbero dalle idee dell’autore dei 2 volumi “The Lost Language of symbolism”, Harold Bayley, circa una ben celata allegoria catara, a mo’ di filigrana nascosta nelle varie rappresentazioni. Il suo libro “A New Light on the Renaissance Displayed in Contemporary Emblems”, apparso nello stesso anno (1909) di “The Hidden Church of the Holy Grail: Its Legends and Symbolism Considered in Their Affinity with Certain Mysteries of Initiation and Other Traces of a Secret Tradition in Christian Times” di Waite, denota una grande somiglianza del loro approccio, anche quando differiscono le loro conclusioni.

 

Bayley sosteneva che alcuni simboli, in riferimento al Santo Graal, provengono da una cogente catena di emblemi che sancisce così il misticismo delle tradizioni catare. Alcuni schemi, riconducibili al vino dell’eucarestia e all’acqua del battesimo, nei semi di coppe del mazzo Waite, come l'Asso, e la Regina, richiamano ciò che Bayley collega a una presunta tradizione catara del  'Grail'. Questo tipo di approccio è stato accettato e confermato dalla successiva pubblicazione del testo di Sir James Cochran Stevenson (Steven) Runciman (1903-2000) sul manicheismo medievale (The Medieval Manichee: A Study of the Christian Dualist Heresy, 1947), in cui si continua a suggerire che i Trionfi contengano riferimenti simbolici a una concezione dualista del mondo.

 

Four Grail Hollows

 

Il mistico anglo-statunitense invita Pixie a collocare sul tavolo del Mago coppe (cuori), bastoni (fiori), spade (picche) e denari (quadri), in rappresentanza dei quattro elementi (rispettivamente Acqua, Fuoco, Aria, e Terra). In certo qual senso, così facendo, va alla ricerca d’una razionalizzazione della natura dualistica del Trionfo, elevandolo a un livello esoterico più accettabile. Gli fa togliere il cappello, sostituendolo esplicitamente con la lemniscata che aleggia sulla sua testa.

 

Waite ha fornito un’interpretazione 'celtica', nel senso d’un cristianesimo primitivo, originario e autentico, non distorto cioè dalle successive istituzioni ecclesiastiche, inizialmente esistente nella chiesa tradizionale druidica, associando i quattro semi dei tarocchi con quello che lui chiama il ‘Four Grail Hollows’, di stretta pertinenza iniziatica. Halloween (o Hallowe'en) è una forma abbreviata di "All Hallow Even", per Tutti i santi.

 

Per la prima volta, dunque, le interpretazioni mistiche delle carte dei tarocchi venivano associate  a una specie di medievale romanticismo e a speculazioni sulla mitologia irlandese, gallese, scozzese e dell’Inghilterra settentrionale. Pur non riuscendo a fornire una convincente connessione con la cultura celtica, tali speculazioni, per il fascino e l’interesse che rivestono, hanno contribuito a imprimere ulteriore slancio ai significati dei tarocchi, divenendone ben presto gli aspetti più popolari.

 

Tuatha Dé Danann

 

La più probabile fonte per questa concezione risiederebbe  nell’osservazione, attribuibile forse proprio a W. B. Yeats, che i “quattro” attrezzi soprannaturali appartenenti ai Tuatha Dé Danann (la Lancia di Lugh, la Pietra di Fal, la Spada di Luce di Nuada, e il Calderone di Dagda) somiglino agli arnesi descritti nei romanzi medievali che narrano della processione del Graal (la Sacra Lancia - Fuoco, il piatto - Terra, Excalibur, la spada di Arthur - Aria, e il Santo Graal - Acqua), e a occhio e croce corrispondenti agli oggetti rituali delle cerimonie d’incoronazione dei monarchi: scettro, corona, spada e ampolla d’olio. Le tradizioni gallese, scozzese e dell’Inghilterra del Nord elencano tredici “tlws” (spada, calderone, piatto, paniere, vaso, corno, carro, capestro, coltello, cote, cappotto, scacchiera, mantello) e i supplementari anello e pietra.  I nomi di alcune delle voci contengono l'elemento Gwyn, con il significato di "bianco, benedetto, sacro", il che confermerebbe il collegamento ultraterreno per l'intera lista.

 

Carte scoperte

 

Nel contemplare un mito grandioso si giunge quanto più vicino possibile al fare esperienza concreta di ciò che altrimenti può essere compreso solo come astrazione. – completava il suo discorso C. S. Lewis - Ciò che invece fluisce in noi dal mito non è la verità ma la realtà (la verità riguarda sempre qualcosa, mentre la realtà è quel qualcosa che la verità riguarda) e dunque, sul piano dell'astrazione, ogni mito diviene padre d'innumerevoli verità. Ossia il mito è la montagna da cui sgorgano tutti i diversi fiumi che quaggiù a valle diventano verità; in hac valle abstractionis. O, se si preferisce, il mito è l'istmo che collega il mondo peninsulare del pensiero al vasto continente a cui davvero apparteniamo. Non è, come la verità, astratto; né è, come l'esperienza diretta, vincolato al particolare.” (Myth Became Fact, World Dominion, 22, 267- 270, September-October 1 944).

 

Due volumi esplicativi accompagnarono questo tarocco 'rettificato', come l’Ordine e il Rito dell’Alba Dorata. Un piccolo volume, delle medesime dimensioni dell'originale mazzo Rider, che potrebbe essere stato accluso alle carte apparse nel 1910, come “Key to the tarot” eil sottotitolo 'Being Fragments of a Secret Tradition under the Veil of Divination’. Un anno dopo, comparve “The Pictorial Key to the Tarot”, con le illustrazioni di tutte le figure e un testo esplicativo più esteso.

 

Nel primo libretto, Waite ha descritto una certa impostazione, come “a short process which has been used privately for many years past in England, Scotland, and Ireland ”, definendola "un antico metodo celtico di divinazione". Un altro membro della Golden Dawn, De Profundis Ad Lucem, Frederick Leigh Gardner (1857–1930), autore d’un “Catalogue Raisonné of Works on the Occult Sciences”, in tre volumi, ha trascritto un documento in cui compare una distribuzione (o “spread”) quasi identica a quella pubblicata da Waite. Nel suo articolo, conservato negli archivi inediti presso l'Istituto Warburgh a Londra, individua questa disposizione di carte come uno schema di divinazione zigano.

 

Tuttavia, in chiave pittorica, questa disposizione prende le sembianze della celebre 'Croce Celtica', e questo 'Celtic Spread' rientrava già nella mitologia dei Tarocchi della Golden Dawn, forse proprio a causa dell'influenza di Florence Beatrice Emery, nata Farr (1860-1917) e di Yeats, verso cui Waite aveva sempre dimostrato però un atteggiamento, che oseremmo definire, quanto meno ambiguo. Il metodo però della Farr era apparentemente basato su d’un approccio numerologico ed elementare e non sulle interpretazioni fornite in seguito da Waite.

 

Sia lo spiritismo che la teosofia erano molto popolari in epoca tardo-vittoriana, ma a differenza di molti suoi contemporanei, la Farr praticava in prima persona la magia, comprese le classiche tecniche mistiche d’invocazione ed evocazione. E, agendo da Loggia irregolare ("angolare"), per giunta legittimata da una donna (Fräulein Sprengel), in aperto contrasto con la Massoneria ufficiale e la Societas Rosicruciana in Anglia (S. R. I. A.), la Golden Dawn autorizzava, in "perfetta uguaglianza" con gli uomini, l’operatività iniziatica del gentil sesso. La Farr era pertanto, ben presto, diventata Praemonstratrix del tempio Isis-Urania, nel 1894, assumendosi, con il motto “Sapientia Sapienti Dona Data”, l’onere del sistema educativo, dando lezioni di divinazione, in particolare con i tarocchi, e di magia Enochiana. Il suo primo lavoro filosofico (“A Short Inquiry concerning the Hermetic Art by a Lover of Philatethes”) risale a quell’anno, e successivamente s’è dedicata alla compilazione di diverse istruzioni segrete dell'Ordine, chiamate "Flying Rolls". Con le dimissioni, nel 1897, di William Wynn Westcott (1848-1925), uno dei co-fondatori dell'Ordine, la Farr lo ha pienamente sostituito come "Chief Adept in Anglica", diventando di fatto l’indiscusso leader delle logge inglesi, e rappresentante ufficiale di Samuel MacGregor-Mathers , che già a quel tempo viveva a Parigi. Le dispute personali sorsero alla fine del 1899, all'interno della Golden Dawn, che la Farr aveva descritto come un 'vaso astrale', tra gli altri membri di alto rango (Adepti), e una sezione segreta, all'interno della Loggia Iside-Urania, chiamata “The Sphere Group”, da lei stessa creata nel 1896. La fazione avversaria, all'interno dell'Ordine, aveva risentito del fatto che una donna, sia pur femminista, educatrice, giornalista, scrittrice, cantante, e donna di spettacolo, fosse stata rivestita di tanta autorità. Nel 1901, con il sostegno di Yeats e di Soror Fortiter et Recte, Annie Elizabeth Fredericka Horniman (1860-1937), ha tentato di riorganizzare l'Ordine, incontrando un successo limitato. In ogni caso, dopo lo scandalo delle accuse di frode da parte di Mathers, false nei confronti di Westcott, ma vere per alcuni collaboratori di Mathers, la Farr si dimise nel gennaio 1902.

 

Nel 1901, W. B. Yeats aveva privatamente dato alle stampe un pamphlet dal titolo “Is the Order of R. R. & A. C. to Remain a Magical Order?”. Ma, dopo che il tempio di Iside-Urania si risolse per  affermare la propria indipendenza, e le altre controversie, anche Yeats si vide costretto a rassegnare le dimissioni. Il conflitto s’indirizzò su Annie Horniman, e nel maggio 1903, Sub Spe, John William Brodie-Innes (1848-1923), dell’Amen-Ra Temple, in Edinburgh, ha provato a far approvare una nuova costituzione, in base alla quale sarebbe diventato lui capo dell'ordine, in aperto contrasto con la maggioranza dei membri rimanenti, guidati da Arthur Edward Waite, Marcus Worsley Blackden (contrassegnato dal motto “Charitas Numquam Incidit”) e William Alexander Ayton (Virtute Orta Occidunt Rarius). Il gruppo di Waite proponeva che l'ordine si riorganizzasse e riorientasse in senso mistico, nella direzione d’un maggiore controllo, e “contenimento” del tempio di Iside-Urania, mentre coloro che avessero desiderato intraprendere attivamente le operazioni magiche avrebbero dovuto separarsi.

 

A governare temporaneamente subentrò un comitato comprendente M. W. Blackden, J. W. Brodie-Innes e P. W. Bullock. Anche quest’ultimo si dimise dopo breve tempo, e a prenderne il posto fu Frater Finem Respice, il dottor Robert William Felkin (1853-1926), che viaggiando alla ricerca delle prove dell’esistenza di Anna Sprengel, si sarebbe imbattuto in Rudolf Steiner, riconoscendolo come un altissimo iniziato Rosacroce, e un grande Adepto, tanto da incorporare elementi di Antroposofia nei suoi studi medici, tra cui l'omeopatia.

 

Mentre Brodie-Innes continua ad appartenere alla Loggia Amen-Ra di Edimburgo, nel 1903, Blackden e Waite s’alleano con Waite per mantenere in piedi la Isis-Urania, mentre Felkin e gli altri membri di Londra decidono di formare la “Stella Matutina”. Yeats è tra loro e rimane nella Stella Matutina fino al 1921.

 

Waite, Blackden e Ayton divennero i capi dell'ordine chiamato Rito Indipendente e Rettificato (il Santo Ordine) della Golden Dawn, con l’intento dichiarato di mantenersi nell’ambito del misticismo ed escludere le operazioni magiche definitivamente. Tuttavia Blackden e Ayton non sembra rivestissero alcun ruolo attivo, lasciando “carta bianca” a Waite. A quest’ordine riformato aderiscono Williams, Arthur Machen, Algernon Blackwood (Umbram fugat Veritas), Pamela Colman Smith, Isabelle de Steiger e, dal 1905, la pacifista Evelyn Underhill (1875-1941). Alla morte di Ayton, gli subentra il Col. Webber, Non Sine Numine. Perpetuando il suo impegno in seno alla “Iside-Urania”, negli anni precedenti alla prima guerra mondiale, Waite ha rifiutato rigorosamente ogni contatto con il Rosicrucian Order of Alpha et Omega (A. O.) di Mathers, dimostrandosi invece più diplomatico nei confronti del Tempio Amoun della Stella Matutina.

 

Abbandonato ogni lavoro magico, abolito l'esame d’ammissione al Secondo Ordine e avendo fatto ricorso a rituali pesantemente rivisitati e progettati appositamente per esprimere un misticismo cristiano un po’ tortuoso”, Francis King fa notare che il nuovo Tempio, dal 1910, era stato reso piuttosto "pomposo e prolisso". Le modifiche di Sacramentum Regis ai rituali s’erano parzialmente ispirate alle ricerche sulle origini del Manoscritto Cifrato, intraprese nel 1908, che lo avevano convinto della presenza di palesi  incongruenze in quei fogli, i quali pertanto non avrebbero potuto riflettere genuinamente, com’era stato rivendicato, antiche tradizioni egiziane, bensì erano di fatto stati compilati nella seconda metà, se non proprio alla fine, del XIX secolo.

 

Per questi motivi, Charitas Numquam Incidit (Blackden) restò isolato nel rivendicare l’antichità della conoscenza trasmessa, sia pur oralmente, per il tramite d’un’ininterrotta filiazione tra fallāḥīn arabi, medio-orientali, nordafricani, e persino andalusi (dato che il termine “flamenco” che indica la danza mistico-rituale gitana potrebbe provenire dal termine arabo-ispanico “fellah mengu” (contadino espulso), in quanto, al fine d’evitare un esilio forzato e la persecuzione religiosa, i moriscos di fede islamica si sarebbero mescolati agli zingari ​​rom), tra i quali persistevano sia ritualità coreutiche che divinatorie.

 

Questo ennesimo conflitto ha indotto Waite, nel 1914, a chiudere definitivamente quel tempio tanto discusso e al centro di tante, a volte immotivate, ostilità e a dar vita alla Compagnia della Rosa-Croce, in totale e completa indipendenza dalla Golden Dawn e da tutte le sue propaggini. Robert A. Gilbert ipotizza un’altra spiegazione per la fine dell'Ordine, e cioè che un buon numero di adepti, già da tempo, covava un’avversione radicata per Sacramentum Regis.

 

George Robert Stowe Mead

 

A fornire un altro collegamento allo sviluppo esoterico che avrebbe coinvolto i tarocchi nella letteratura arturiana, ci soccorre George Robert Stowe Mead (1863-1933), teosofo e membro della Golden Dawn, il quale aveva fondato, con un buon numero di disertori della Società Teosofica, la “Quest Society”, giusto nella primavera del 1909.

 

Deirdre Bair, smentito poi da Sonu Shamdasani (2005), nella sua biografia di Jung, sostiene che la psicologia del profondo di quest’ultimo sia debitrice  del lavoro in ambito gnostico ed ermetico di Mead. Questi sperava di incoraggiare lo studio accademico degli argomenti esoterici, e Waite, proprio in quello stesso anno 1909, fu invitato a tenere una conferenza sul 'Romanzo del Graal', presso Kensington Town Hall, nel centro di Londra.

 

Mead avrebbe influenzato lo studio arturiano di Jessie Weston, che, nel suo saggio “From Ritual to Romance” (1920), riconnette il senso ultimo dei racconti del Graal all'antica pratica cerimoniale propiziatrice di fertilità. Anche lei ha assunto l'idea che i quattro tesori dei Tuatha Dé Danann assomiglino al gruppo di simboli rintracciabili nei romanzi del Graal ed equiparati ai semi dei tarocchi. Ma a Waite non attribuisce alcun merito per questa osservazione.

 

In ogni caso, quest’apparente collegamento non tiene conto del fatto che il numero di oggetti varia nei romanzi del Graal e nelle diverse liste, gallese o irlandese, di questi “pegni del fato”. Sebbene Weston abbia riconosciuto la mancanza di diretta congiunzione tra tarocchi, tesori soprannaturali, storia del Graal e rituali di fertilità, ha però ricercato quei 'fragmentary survivals which would give evidence of the fertility ritual'. E le ha trovate nelle descrizioni della danza delle spade che si basano quasi interamente su lavori di G.K. Chambers e Jane Ellen Harrison (1850-1928).

 

Jane Ellen Harrison

 

La prospettiva d’analisi della Harrison, nei “Prolegomeni allo studio della religione greca” (1903), fu quella di procedere dal rituale al mito che lo ispirava, poiché: “Nella teologia i fatti sono più difficili da rintracciare, la verità più complessa da formulare piuttosto che in un rituale”. Così iniziò la sua opera con delle indagini relative alle feste ateniesi meglio conosciute: le Antesterie, le Tesmoforie, le Arreforie, le Sciroforie, e le feste femminili, in cui scoprì molte sopravvivenze primitive.

 

La danza delle spade

 

La Weston nel prendere in esame i balli cerimoniali inscenati per propiziare la fertilità, non considera tanto quelli delle baccanti, la babilonese danza dei sette veli, l’orientale danza del ventre, o il flamenco andaluso, quanto piuttosto la cosiddetta danza delle spade, eseguita da soli uomini, come la meridionale “tarantella schermata”. Le lame a due manici esprimono il tema del sacrificio, umano o animale, o una mimica scaramantica di lotta e difesa contro gli spiriti maligni. La danza scozzese e la danza Morris rappresentano una discendenza diretta da quei primitivi balli in cui s’incrociavano le spade. Nel medioevo, assieme ai giochi popolari legati ai ritmi calendariali, come Hoodening, Guising, Mummers Play e Soul Caking, erano ampiamente diffusi in tutta Europa, ma la prima testimonianza, risalente alla fine del XIV secolo, è stata trovata nei Paesi Bassi, e un’eccellente prova pittorica potrebbe essere ravvisata in un dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio (c.1560), La Fiera del giorno di San Giorgio.

 

Gawain e il Cavaliere Verde

 

La Weston si chiede timidamente se il Pentangle potesse essere considerato una figura della danza delle spade. L’analogo seme, nei tarocchi di Waite corrisponderebbe allo scudo di Gawain, descritto nel poema del XIV secolo, Gawain e il Cavaliere Verde, e ciò la induce a ritenere valido il legame tra i colori delle carte, gli oggetti del Graal e le danze rituali, in quanto il Cavaliere “verde” può essere identificato con uno spirito fecondo, l'Uomo Verde di Lady Raglan, corrispondente alla figura del dio cornuto di Levi, come al Cernunnos celtico.

 

Tutto questo recupera un senso di arcaicità, a scapito della forzatura del simbolismo, nella direzione auspicata da indizi suggestivi, anche se da prove contraffatte. E forse il fascino dell’esoterismo consiste, per restare in tema, anche in questo 'gioco di prestigio'!

 

Di seguito la tabella riportante i Tarocchi divinatori sul “Folio 32” del “Cipher Manuscript”, ricevuto da Westcott:

Waite 2

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