Di Giuseppe M. S. Ierace
Lo storiografo e polemista Johann Pistorius Niddanus, citato da Éliphas Lévi nella sua Histoire de la Magie (1860), aveva scritto "Artis cabbalisticæ, h. e. recondite theologiae et philosophiae scriptorum unus" (Basilea, 1587), dove affrontava quelle speculazioni cosmogoniche circa la creazione del mondo attraverso l'emanazione delle Sefiroth.
Sepher Yetzirah
Ma, oltre a un manuale di meditazione, il Sēfer Yĕṣīrāh è stato considerato alla stregua d’un trattato di teoria matematica (7 pianeti, 12 mesi, 10 dita delle mani come due serie di 5 dita opposte, 22 lettere come un muro di cinta con 231 cancelli, 32 sentieri) e pure linguistica: le lettere ebraiche come i 32 sentieri mistici della conoscenza, o stati di coscienza, le 3 divisioni di testo (sepher: ספר), numero (sephar: ספר), e comunicazione (sippur: סיפור), in modo analogo a qualità, quantità e maniera d'uso delle lettere medesime, ovvero "universo" (spazio), "anno" (tempo) e "anima" (spirito).
La lettera Shin
Il collegamento con l’alfabeto ebraico, dipendente dall’attribuzione numerica, porrebbe, allora, la carta del Matto, equivalente allo zero e in relazione alla lettera Shin (Fuoco), in un cruciale punto di snodo tra una fine ecpirotica (da ἐκπύρωσις, risultato d’un incendio e un, quanto meno auspicabile, nuovo inizio?).
Si tratta, dunque, di simboli grafici aventi corrispondenze con l’evoluzione cosmica, gradi di apprendimento, storia dell’anima, o altro ancora?
Si potrebbero, forse, equiparare molte decorazione con i disegni che illustrano il cosiddetto Libro egiziano dei morti, o meglio “per emergere alla luce del giorno”?
Lo schema dello Zohar
Composto di trentatré sezioni, divise in cinque capitoli, nonché spiegato da altri trentatré capitoli occulti (sentieri), Sepher Yetzirah potrebbe considerarsi soprattutto un saggio “pitagorico” sul dieci (tetrattide, da τετρακτύς), e non solo sul ventidue, poiché, secondo lo schema dello Zohar, le dieci Sefiroth vengono elencate in quanto: Uno lo Spirito del Dio vivente, Due il Soffio proveniente dallo Spirito, Tre l'Acqua dal Soffio, Quattro il Fuoco dall'Acqua (un «quartetto» da disporre geometricamente nella forma d’un triangolo equilatero di lato quattro), poi Altezza e Profondità, Oriente e Occidente, Settentrione e Mezzogiorno (somma teosofica).
Delle 22 lettere, le 12 (“semplici”) vanno riferite ai segni dello zodiaco, le 3 (alef, mem, shin) sono definite “madri”, e 7 (beth, ghimel, daleth, kaf, peh, resh, tav) son “doppie” e da ricollegare ai pianeti, rispettivamente Mercurio, Luna, Venere, Giove, Marte, Sole, Saturno.
Avvertenze per l’uso
Nelle disposizioni suggerite da Mathers, nel capitolo “Chiaroveggenza: teoria e pratica” de “I Tarocchi della Golden Dawn” (a cura di Jorg Sabellicus, Mediterranee, Roma 2023), si rilevano: «tre particolari tendenze all’errore e all’illusione. Sono: memoria, immaginazione e vista. Bisogna evitare questi elementi di dubbio, mediante la vibrazione dei nomi divini e le lettere e i titoli dei ‘signori vaganti’, le forze planetarie, rappresentati dalle sette lettere doppie dell’alfabeto ebraico. Se la memoria tende a fuorviarvi, chiedete l’aiuto di Saturno, il cui titolo nei Tarocchi è ‘il Grande della notte del Tempo’. Formulate la lettera ebraica Tau nel Bianco. Se la visione cambia o sparisce, è la memoria che ha falsificato i vostri sforzi. Se l’immaginazione v’inganna, usate la lettera ebraica Kaph per le forze di Giove, chiamato ‘Signore delle forze della vita’. Se è l’inganno della menzogna, la falsità intellettuale, fate appello alla forza di Mercurio mediante la lettera ebraica Beth. Se si tratta di vacillamento della mente, usate la lettera ebraica Gimel, per la Luna. Se l’errore è l’eccitazione del piacere, allora usate come aiuto la lettera ebraica Daleth. Non tentate mai uno di questi processi divini quando siete influenzati dalla passione, o dalla collera o dalla paura; smettete se avete sonno, non forzate mai la mano riluttante. Equilibrate la Mem e la Shin della vostra natura e della vostra mente, in modo che Aleph sia come una dolce fiamma che ascende nel mezzo».
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Un sistema logico
Il sistema sembra logico, e completo, per valutare, seguendo la loro posizione, i quattro elementi (Aria, Fuoco, Terra, Acqua), corrispondenti ai quattro temperamenti (sanguigno, collerico, malinconico, flemmatico), rappresentati dai semi (Spade, Bastoni, Denari, Coppe), le cui sequenze numeriche andrebbero interpretate nella successione pitagorica dei numeri pari e dispari, in perfetta similitudine con la disposizione dei puntini sui dadi.
Nehushtan od Ouroboros?
In tal guisa, il Due di Denari, seme legato all’elemento Terra e a tutti quegli influssi materiali che regolano la vita dei comuni mortali (comprese le costellazioni Toro, Vergine, Capricorno), nel proporsi come primo numero separatore dell’unità, viene ben illustrato dalla natura duale del serpente: da un lato, quella della tentazione e, dall’altro, quella in cui è stato trasformato il “Bastone di Aronne” (Esodo 7: 8-12), poi divenuto di bronzo, o Nehushtan, per proteggere dai morsi velenosi (Numeri 21: 4-8), e infine simbolo dell’infinito, od Ouroboros (οὐροβόρος, divoratore della propria coda) in forma di otto, oppure lemniscata.
Waite, l’ermetista
Contemporaneo di Wirth, ma più in sintonia con Constant, che scoprì a 24 anni e di cui, nel 1896, tradusse proprio Dogme et rituel de la Haute Magie col titolo di Transcendental Magic, its Doctrine and Ritual, fu il massone inglese Arthur Edward Waite, teosofo, rosacrociano, membro dell'Ordine Ermetico della Golden Dawn, autore d’uno studio sui Tarocchi (The Key to the Tarot, Rider & Son., London 1909, ripubblicato, due anni dopo, in forma ampliata come Pictorial Key to the Tarot, a guide to tarot reading) e soprattutto del famoso mazzo illustrato dalla pittrice inglese Pamela Colman Smith, tuttora il più diffuso e utilizzato, almeno nei paesi di lingua anglosassone.
Tutte illustrate, le 78 carte
Il mazzo in questione divenne subito molto popolare per il semplice motivo d’essere il primo a mostrare completamente illustrate tutte le 78 carte, e non solo i 22 arcani maggiori, in modo da rendere agevole un’immediata decodificazione dei significati simbolici, e divinatori, anche delle carte numerali dei quattro consueti semi di Coppe, prototipi dei Cuori, come le Spade delle Picche. E Bastoni, Danari, Fiori e Quadri?
Spades & Fleur-de-Lys
Il termine inglese “spades”, in italiano si traduce “picche”, anche se poi, di fatto, la forma del disegno convenzionale sulle carte è quello di lame più lunghe della daga romana. Ma, se le Spade sono, comunque, “armi” imparentate alle lance peltate, o punte metalliche da montare su asta (Picche), in quale rapporto si pongono con i Bastoni, altrettanto simili a tali aste di legno che possono essere “ferrate”, oltre che a dei randelli, eppure simboli dell’«Albero fiorito di Jesse», o del trilobato "Fleur-de-Lys", o giglio a tre petali, emblema araldico dei merovingi?
Pentacles o Carreaux
E i Danari, od Ori, equivalenti a dischi, piatti, pentacoli, gioielli (diamons in inglese, francese carreau, piastre, o Quadri?), non rappresentano quei poteri materiali tipici dell’elemento Terra, da cui nascono Fiori e trifogli (Trèfle o Clubs), così come i frutti degli arbusti da “mazze”, o Bastoni?
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Telesmata e doppia Scala di Colori
In “Chiaroveggenza: teoria e pratica” (I Tarocchi della Golden Dawn, 2023), Mathers sembra chiarire, eppure al contempo complicare, le contraddizioni di quelle corrispondenze: «Vi sono diverse scale di colori, ma per il nostro scopo presente è sufficiente considerarne due. Innanzi tutto la Scala del Re, quella della Golden Dawn; e quella dell’Adeptus minor. Scarlatto è Fuoco, Giallo è Aria, Azzurro è Acqua, quattro colori scuri sono Terra e Bianco è spirito. In secondo luogo, c’è la Scala della Regina, che si riferisce ai colori sephirotici nel diagramma del Minutum Mundum. Rosso è Fuoco, Bianco- grigiastro è Acqua, Giallo-dorato è Terra, Azzurro (verdastro) è Aria, Nero-violetto è Ākāśa o spirito. Le tavolette e i telesmata, ovvero le raffigurazioni dei simboli prescelti, che ogni operatore dovrebbe fabbricare da solo, vengono detti ‘in Colori Lampeggianti’ quando in una tavoletta un certo colore e i suoi colori complementari diretti vengono mostrati in opposizione e splendono per contrasto…».
Onde trasferire la coscienza di sé su piani diversi dal reale, la Golden Dawn aveva predisposto degli strumenti psichici e delle procedure unicamente mentali, che come innesco si servivano d’un particolare sistema simbolico.
Il mazzo Sola-Busca
È stato appunto questo modus operandi a far ipotizzare ad alcuni, come a Stuart R. Kaplan, o al curatore dell’edizione italiana di “The Key to the Tarot” (London 1910), Giordano Berti (Arthur Edward Waite: I Tarocchi, 1993), che, tra le principali fonti di quel notevole lavoro di sintesi, ci potessero essere almeno alcune delle carte del mazzo Sola-Busca, prodotto in Nord-Italia nel 1491, e inviato dalla famiglia Busca-Serbelloni, in immagini fotografiche in bianco e nero, al British Museum nel 1907, affinché venissero esposte al pubblico, l’anno successivo, in una mostra assieme alle 23 incisioni originali già acquisite dal Museo londinese nel 1845. Per oltre quattro secoli i Tarocchi Sola-Busca furono infatti l'unico straordinario esempio di qualcosa molto in anticipo sui tempi, ovverossia la decorazione artistica pure delle carte cosiddette “minori”, di solito prive di figure.
Un Rito indipendente
Risale giusto a quel periodo dell’esposizione del Sola-Busca l’elaborazione, da parte della Smith, dei disegni per delle carte ufficiali d’un “Rito Indipendente” (“Independent and Rectified Order Rosae Rubeae et Aureae Crucis”, da non confondere con la Societas Rosicruciana), da poco (nel 1903) creato da Waite, dopo essere stato accolto, al grado di Chevalier bienfaisant de la Cité sainte («CBCS»), nell’elvetico Régime écossais rectifié, da lui ritenuto, più d’ogni altro Rito Massonico, rappresentare l’autentica "Tradizione Segreta" dell'illuminazione mistica spirituale, anche perché, in quanto “Régime”, caratterizzato dalla non separazione dei cosiddetti «hauts grades» dai primi classici tre, “azzurri” (di Apprendista, Compagno, Maestro).
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“Crepuscolo e Tramonto” dell’Alba dorata
Questo nuovo organismo scismatico “waitiano” proveniva dalla progressiva delegittimazione del ramo principale dell'Ordine Ermetico della Golden Dawn, alla morte d’uno dei tre fondatori, William Robert Woodman (Exempt Adept e Imperator, nonché Mago Supremo della Societas Rosicruciana in Anglia) e dal conseguente acuirsi del palese disaccordo tra William Wynn Westcott (Praemonstrator della G. D., ed erede del defunto alla guida della S.R.I.A.) e Samuel Liddell MacGregor Mathers (nuovo Imperator).
Alpha et Omega
Questi, a Parigi, costituì “the Alpha et Omega”, mentre un’altra ala, quella di Robert William Felkin, - che credeva Anna Sprengel un membro reale della leggendaria società tedesca di Adepti, e “Superiori Incogniti Iniziatori”, ancora “nascosti” in Germania, - prese il nome di Stella Matutina, a cui aderì W.B. Yeats.
Tre Ordini
Invero la "Golden Dawn" costituiva un primo di tre Ordini, "Ordine Esterno", che si limitava a insegnare la filosofia esoterica, basata sulla Qabalah ermetica, e lo sviluppo individuale, attraverso lo studio e la consapevolezza dei quattro classici elementi alchemici, nonché le basi dell'astrologia, della geomanzia, del simbolismo e della pratica “psico-divinatoria” mediante le carte dei Tarocchi. Il Secondo Ordine, definito “Rosae Rubeae et Aureae Crucis”, era “Interno”; in esso s’approfondivano gli aspetti più complessi della magia, inclusa la divinazione e l'alchimia, nonché i viaggi astrali. Il Terzo, infine, era d’esclusiva pertinenza dei cosiddetti “Capi Segreti”, che avrebbero presumibilmente dovuto dirigere le attività dei due ordini inferiori, grazie alla mediazione con i Capi del Secondo Ordine (Interno), mantenuta per il tramite d’una, non altrimenti specificata, “comunicazione spirituale”.
I documenti
I documenti fondamentali dell'originale Ordine della Golden Dawn, noti come “Manoscritti cifrati”, erano redatti in inglese ricorrendo al cifrario Trithemius (Tabula recta, o Stefanografia: da στεγανός, coperto, e γραφία, scrittura). Fornivano i contorni specifici dei Rituali e prescrivevano un curriculum di insegnamenti graduali relativi alla Cabala Ermetica, l'astrologia, la geomanzia, l'alchimia, e naturalmente i tarocchi affrontati da una prospettiva occulta.
Da Robert Wentworth Little a Kenneth R. H. Mackenzie
Questi “manoscritti” erano passati di mano in mano, da Robert Wentworth Little, che li aveva trovati nei magazzini della Freemason's Hall di Londra, a un altro massone, Kenneth R. H. Mackenzie. Questi, che già aveva conosciuto, nel 1854, Paschal Beverly Randolph, rappresentante per il mondo occidentale della Fraternitas Rosae Crucis, e, nel 1861, si era recato a Parigi espressamente per incontrare l'occultista francese Eliphas Levi (Alphonse Louis Constant), venne ritenuto da Little sufficientemente “autorevole” per fondare insieme una nuova “autentica” confraternita esoterica. E, difatti, nel 1866, insieme, diedero vita alla Societas Rosicruciana in Anglia.
Da responsabile dell'ufficio di segreteria presso la Gran Loggia Unita d'Inghilterra, Robert Wentworth Little lo divenne anche della Croce Rossa di Costantino (1862), contribuendo pure all’avvio del Rito Antico e Primitivo di Memphis-Misraim (1870), nonché dell'Antico Ordine Archeologico dei Druidi (1874). E, sempre grazie ai rituali acquisiti dal magazzino della Freemasons Hall, a lui è attribuita l’intera progettazione strutturale della S.R.I.A.
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Da Mackenzie a Woodford
Dopo la costituzione della Societas Rosicruciana in Anglia, da Mackenzie quei manoscritti passarono al Rev. Adolphus F. A. Woodford (da Francis King definito quale “quarto” fondatore dell’Aurora Aurea), il quale tuttavia non ne rimase molto entusiasta e pertanto, nel febbraio 1886, allo scopo di meglio decodificarli, li trasmise al massone William Wynn Westcott. Dal canto suo, Westcott rimase piuttosto soddisfatto del lavoro svolto e invitò un altro fratello massone, Samuel Liddell MacGregor Mathers, a esprimere un secondo parere, richiedendone in tal modo un fattivo contributo inteso a trasformare quei documenti in un sistema coerente per dei tradizionali, e “architettonici”, lavori di loggia. A sua volta, Mathers coinvolse William Robert Woodman.
Westcott, Mathers & Woodman
Nell'ottobre 1887, Westcott affermò d’aver scritto a una contessa tedesca, ed eminente rosacroce, di nome Anna Sprengel, il cui indirizzo diceva d’aver trovato nella crittografia polialfabetica di quei manoscritti. Sempre secondo Westcott, la contessa di Landsfeldt rivendicava la possibilità di contattare alcune entità (soprannaturali?), riconosciute come “Capi Segreti”, e considerate delle indiscusse autorità su qualsiasi organizzazione esoterica od ordine magico. Dalla Sprengel, Westcott disse anche d’aver ricevuto il permesso di fondare un tempio dell'Alba d'Oro per i previsti cinque gradi delineati nei manoscritti (Neophyte, Zelator, Theoricus, Practicus, Philosophus), insieme con il conferimento di quelli onorari di “Adeptus Exemptus” (del Secondo Ordine) per i primi tre iniziatori e “intermediari”, compresi ovviamente Mathers e Woodman.
Anna Sprengel o Frater Lux ex Tenebris?
Molto verosimilmente, il sedicente personaggio, nato dall’amore clandestino tra Lola Montez e Ludwig I di Bavaria, con cui Westcott diceva d’aver intrattenuto una fitta corrispondenza, era stato da lui stesso “inventato”, giusto per conferire un’aura di maggiore legittimità all’Alba Dorata. Mathers, invece, pensava d’aver individuato la fantomatica Anna nella medium truffatrice Ann O'Delia Salomon, alias Editha Lola Montez o Swami Laura Horos. Di contro, nel 1916, fu Westcott a sostenere che fosse Mathers in contatto con un presunto Adepto “continentale”, tale Frater Lux ex Tenebris (evidente citazione in latino dal quinto versetto del primo capitolo del Vangelo di Giovanni: «τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ»).
Era inevitabile che i nodi venissero al pettine quando, nel 1896, Westcott fu “costretto”, per motivi professionali ed etici, ad allontanarsi dall’associazione, lasciando la medesima completamente sprovvista di quei deboli ed eterei, seppur fantasiosi, legami (“extrasensoriali”?). Continuò tuttavia a dirigere la S.R.I.A. e più tardi, suo malgrado, fu coinvolto nella polemica tra i vari “separatisti” del Primo e Secondo Ordine. E le propaggini impazzite dell'originale Alba Dorata, che nel suo insieme non si riprese mai più, furono circa una mezza dozzina.
Dopo l’abbandono di Westcott, gli succedette, come Cancellarius, ovvero uno dei tre capi dell'Ordine, Henry B. Pullen Burry, il quale nel corso della rivolta interna contro il massimo leader MacGregor Mathers, rimase fedele a quest’ultimo, che, da Parigi, aveva nominato suo sostituto e “Chief Adept in Anglia” Florence Farr.
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“Quadri d’un'esposizione”
Si suppone, ovviamente, che Waite sia andato a visitare quella mostra al British Museum, in compagnia della Smith, al recondito scopo di trarre da essa ispirazione per il mazzo che stavano progettando insieme, quasi fosse un “oggetto liturgico”. E in alcune carte l’analogia, infatti, sembra molto chiara ed evidente, come nel caso del Tre o del Sette di Spade, oppure della Regina di Coppe, nel Sola-Busca chiamata “Polisena” e rappresentata in trono su d’un Carro trionfale riconoscibile dalla ruota; ma abbastanza impressionante è pure la disinvoltura del passaggio dal X di Spade all’equivalente di Bastoni.
Stuart R. Kaplan
Nel terzo volume di “The encyclopedia of tarot” (1978), Stuart R. Kaplan sottopone a una più serrata analisi altre carte del Rider-Waite-Smith molto verosimilmente derivate anch’esse dal Sola-Busca, in cui magari Pamela Colman Smith ha eseguito un più complesso arrangiamento finalizzato al più meticoloso riadattamento delle immagini antiche ai significati predeterminati a scopo rituale da A. E. Waite.
Natanabo ed Elena
L’arcano del Folle, per esempio, proviene dal cinque di coppe, il sei di bastoni dal Re di coppe (chiamato Natanabo/ Nectanebo II?), l’otto di pentacoli dal sei di danari, la Regina di pentacoli sempre da quella di danari (Elena), il Re di bastoni dall’omologo “Levio Plauto Rex”, la Regina di spade sia da quella del medesimo seme (Olimpia) che dall’altra di bastoni (Palas).
“I Tarocchi della Golden Dawn”
Variamente denominato dai nomi di editore (Rider) e ideatore (Waite), o illustratrice (Smith), od “Ordine Ermetico” di riferimento, sia Rider-Waite, Waite-Smith, o Rider-Waite-Smith, sia “della Golden Dawn”, viene ripresentato con quest’ultima definizione dalle Edizioni Mediterranee di Roma (2023), a cura di chi si nasconde dietro lo pseudonimo di Jorg Sabellicus (che evoca il negromante Georgius, originario dei Monti Sabini), forse proprio perché arricchito dai saggi di Samuel Liddell MacGregor Mathers (Deo Duce Comite Ferro), John William Brodie-Innes (Frater Sub Spe), Florence Farr (Sapientia Sapienti Dona Data), Moina Mathers (Vestigia Nulla Retrorsum).
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Moina Mathers/ Mina Bergson
Moina Mathers, nata Mina, o Minna, Bergson, era sorella del filosofo francese Henri Bergson, il primo uomo d’origine ebraico-polacca (Bereksohn) a ricevere il Premio Nobel per la letteratura nel 1927. È, tuttavia, più conosciuta per aver sposato l'occultista inglese Samuel Liddell MacGregor Mathers, uno dei fondatori dell'Hermetic Order of the Golden Dawn, e, dopo la sua morte nel 1918, per essere stata a capo, in qualità di Imperatrix, della successiva organizzazione definita “Ordine Rosacrociano Alpha et Omega”.
Quando il suo futuro marito fondò l'Ordine Ermetico dell'Alba d'Oro, rivelatosi uno dei più influenti della tradizione misterica occidentale, Moina fu la prima a essere iniziata nel marzo 1888, scegliendo come motto “Vestigia Nulla Retrorsum” (con riferimento alla Prudenza, che "non torna mai sui suoi passi", trasformandosi in Perseveranza?). Dopo il matrimonio, Mina Bergson divenne Moina Mathers, e assidua collaboratrice del consorte descritto quale "evocatore di spiriti", mentre lei, da "veggente", e come artista, illustrava ciò che suo marito "richiamava" dalla dimensione eterica di Ākāśa (Mary K. Greer: “Women of the Golden Dawn: Rebels and Priestesses”, 1994). Al culmine della fama, nel marzo 1899, insieme sul palcoscenico del Théâtre La Bodinière di Parigi, spettacolarizzarono i riti dell’egizia dea Iside.
John William Brodie-Innes
A Edimburgo, John William Brodie-Innes era un membro di spicco del Tempio Amen-Ra (nonché loggia dell'Ordine Ermetico della Golden Dawn). Nel 1911, sarebbe divenuto presidente d’una società bibliofila londinese (Sette of Odde Volumes), dedicandosi a scrivere romanzi sulla stregoneria e sulla magia, il più noto dei quali s’intitolava The Devil's Mistress (1915); citato da Ronald Hutton, in “The Triumph of the Moon: A History of Modern Pagan Witchcraft” (1999 - p.225), questo “supernatural horror” era incentrato sulle accuse di stregoneria mosse nella vita reale contro Isobel Gowdie, che, nel 1662, avrebbe reso una dettagliata testimonianza, apparentemente ottenuta senza l’uso di torture, che costituisce uno degli approfondimenti più completi sul folklore europeo della stregoneria alla fine dell’era della cosiddetta “caccia alle streghe”. Insieme con Moina Mathers e il dottor Theodore Moriarty, Brodie-Innes sarebbe stato uno dei maestri dell'occulto della scrittrice, psicologa ed esoterista Dion Fortune.
Durante i turbolenti dissensi sorti nella Golden Dawn, Brodie-Innes rimase fedele a MacGregor Mathers, alla cui morte pubblicò sulle pagine di “The Occult Review” (numero di maggio 1919) un affettuoso necrologio basato su ricordi personali ("MacGregor Mathers - Some Personal Reminiscences").
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Florence Beatrice Emery
Florence Beatrice Emery (nata Farr), attrice e regista, cantante e compositrice, celebre del West End britannico, veniva definita, secondo gli standard dell’epoca come "la bohémien dei bohémiens"; fu anche un'attivista per i diritti delle donne, il suffragio, l'uguaglianza sul posto di lavoro e le pari opportunità e protezione; educatrice, giornalista, scrittrice, amica e collaboratrice della produttrice teatrale Annie Horniman e di molti altri letterati dell'era londinese fin de siècle, quali il drammaturgo Oscar Wilde, il poeta Ezra Pound, il premio Nobel William Butler Yeats, gli artisti Aubrey Beardsley e Pamela Colman Smith, come pure dell’intellettuale massone Arthur Edward Waite.
Pur essendo basata su d’un sistema di logge iniziatiche simile a quello della Massoneria, l'Ordine dell'Alba dorata, o Golden Dawn, ammetteva al proprio interno le donne alla pari degli uomini. La Farr venne così iniziata, nel luglio 1890, a Londra, nel Tempio Iside-Urania dallo stesso Yeats, adottando il motto magico Sapientia Sapienti Dona Data ("La saggezza è un dono dato al saggio"). Anche Annie Horniman era membro attivo di quel Tempio, il che facilitò le collaborazioni teatrali tra loro e Yeats.
In quella tarda epoca vittoriana, sia la teosofia che lo spiritismo erano molto popolari, ma, a differenza dei suoi contemporanei, la Farr praticava pure la magia, comprese le classiche tecniche mistiche di invocazione ed evocazione (Francis King: “Ritual magic in England, 1887 to the present day”, 1970).
Dell’Isis-Urania, nel 1894, la Farr divenne Praemonstratrix, assumendosene pertanto la responsabilità del sistema educativo e tenendo lezioni di magia enochiana e divinazione, con particolare interesse in quella che fa ricorso ai Tarocchi. Fu proprio allora che pubblicò il suo primo articolo di filosofia e metafisica, a proposito di “A Short Inquiry about the Hermetic Art by a Lover of Philatethes” (1894), elaborando inoltre molti dei XXXVI documenti di istruzioni segrete dell'Ordine, chiamati "Flying Rolls".
Tre anni dopo, nel 1897, con le dimissioni di William Wynn Westcott, uno dei cofondatori dell'Ordine, Farr lo sostituì nella funzione di "Chief Adept in Anglia", accollandosi di conseguenza anche la leadership delle altre Logge inglesi e di rappresentante ufficiale di Samuel MacGregor-Mathers, l’unico altro fondatore rimasto, nel frattempo trasferitosi a Parigi.
Verso la fine del 1899, all'interno dell’Ordine della Golden Dawn, scoppiarono delle controversie, e beghe personali, che la Farr descrisse come un "vaso astrale" (astral jar), tra altri membri anziani (Adepti) e gli aderenti a un gruppo ristretto (The Sphere Group), che lei stessa, però, in precedenza (1896), aveva sentito l’esigenza di formare in seno alla Loggia londinese. Altre fazioni all'interno dell'Ordine nutrivano, per giunta, del risentimento “antifemminista” nei confronti d’una donna assurta alla massima autorità spirituale, in qualità di Adepto Capo.
Nel gennaio 1900, la Farr si risolse di offrire a Mathers le dimissioni da suo rappresentante, dicendosi disposta a continuare a svolgere quel compito fin quando non fosse stato trovato un altro successore. Mathers, che ormai non aveva più la situazione sotto controllo, inaspettatamente, per tutta risposta, rivolse strane accuse a Westcott, in particolare d’aver falsificato dei basilari materiali dell'Ordine (e si riferiva alla Sprengel?). Spiazzata da questo comportamento, dopo essersi consultata con Yeats, insieme a quest’ultimo, chiese spiegazioni a Westcott, che respinse quelle, per lui, calunniose insinuazioni.
Allo scopo d’approfondire ulteriormente le indagini, venne allora formato un comitato di Adepti, composto da sette membri che invitarono a fornire prove circostanziate riguardo un’imputazione che poteva scoprirsi diffamatoria e Mathers, ribadendo la sua autorità, si limitò a destituire la Farr; cosicché gli Adepti di Londra controbatterono espellendo Mathers, in una sequenza di attacco, contrattacco e disfatta, tuttavia per tutti.
Farr, Yeats e Horniman tentarono in extremis di riorganizzare l'Ordine, ma senza successo. Nel gennaio 1902 deflagrò lo scandalo per palese frode che portò a esporre al pubblico ludibrio una “società” che avrebbe dovuto mantenere un certo decoro, proprio per la precipua definizione di “segreta” ed esoterica (R. A. Gilbert: “The Golden Dawn Scrapbook: The Rise and Fall of a Magical Order”, 1998).
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Samuel Liddell MacGregor Mathers
Per lo scrittore e occultista Francis Israel Regardie, la Golden Dawn “era” MacGregor Mathers e questi s’identificava in pieno con quell’istituzione. Nato Samuel Liddell Mathers, aggiunse il cognome "MacGregor" per rivendicare un'eredità scozzese delle Highland. Non fumatore, vegetariano praticante e sincero zoofilo anti-vivisezionista, non faceva mistero dei suoi principali interessi che erano la magia e, un po’, la strategia militare. Ma, secondo W. B. Yeats, col passare degli anni era divenuto sempre più eccentrico, per non dire altro.
A 23 anni venne iniziato nella Loggia Hengist n. 195 dall'alchimista Frederick Holland. Nel 1882 fu ammesso al Metropolitan College della Societas Rosicruciana in Anglia e, quattro anni dopo, gli fu conferito un 8° Grado onorario, così come un certo numero di gradi massonici marginali. In quello stesso 1886, tenne conferenze alla Società Teosofica sulla Qabbaláh o Kabbalah, che dir si voglia . Nel 1891 divenne celebrante del Metropolitan College e successivamente nominato Junior Substitute Magus della S. R. I. A.; non essendo riuscito a rimborsare del denaro preso in prestito, fu però costretto a lasciare quest'ordine nel 1903.
Quando, alla morte di William Robert Woodman, nel 1891, assunse la guida dell'Ordine Ermetico della Golden Dawn; subito dopo (1892) si trasferì con la moglie a Parigi. E qui, in seguito all’espulsione dalla Golden Dawn (aprile del 1900), fondò, nel 1903, un gruppo denominato “Alpha et Omega”, il cui quartier generale era il Tempio di Ahathoor, e di cui lui fu "Archon Basileus".
Da poliglotta, oltre a inglese e francese, aveva studiato latino, greco, gaelico, copto ed ebraico. Pertanto gli fu agevole tradurre la Kabbalah svelata di Christian Knorr von Rosenroth (1684), il Libro di Abramelin e l’anonima Chiave di Salomone, risalenti al XIV secolo, La Chiave Minore di Salomone e il Grimorio di Armadel del XVII secolo, rendendo in questo modo ampiamente disponibile ai lettori anglofoni, non accademici, quel materiale sino ad allora abbastanza inaccessibile e oscuro; sebbene questo lavoro fosse comunque molto criticato, e probabilmente non a torto, per quanto riguarda la qualità di quelle traduzioni, ha avuto in ogni caso una notevole influenza sullo sviluppo del pensiero occulto ed esoterico in genere, allo stesso modo che sul consolidamento del sistema magico enochiano di John Dee ed Edward Kelley.
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Sostenitori e detrattori
Come tutte le personalità stravaganti e lunatiche, ebbe numerosi sostenitori, ma altrettanti detrattori; uno dei più importanti dei quali fu l'allievo d’un tempo Aleister Crowley, che lo dipinse, nel suo romanzo Moonchild del 1917, come un cattivo personaggio chiamato SRMD, abbreviazione d’uno dei nomi magici di Mathers: “S' Rioghail Mo Dhrem”, ossia, in gaelico, "Reale è la mia stirpe", suo motto nell’Ordine Esterno come dell’intero Clan MacGregor; l’altro acrostico D.D.C.F. (Deo Duce Comite Ferro, ovvero “Dio come guida, come compagna una spada”) proveniva da un talismano di Marte.
Partita a scacchi con il “morto”
Secondo “The Confessions of Aleister Crowley: An Autohagiography”, Mathers avrebbe avuto l’apparentemente stramba abitudine di giocare partite a scacchi contro varie divinità dei pagani; sistemava la scacchiera e si sedeva dietro i pezzi bianchi, con di fronte a lui una sedia vuota. Dopo aver fatto da solo ogni mossa, restava ad aspettare a occhi chiusi che il suo invisibile “avversario” segnalasse in qualche modo la propria. Dopo aver spostato il pezzo nero nel modo appena intuito, riprendeva con i bianchi. E così di seguito fino al termine dell’insolita partita, disputata quasi in stato medianico.
Aleister Crowley
Eppure, in precedenza, lo stesso Crowley l’aveva ammirato incondizionatamente: "Per quanto mi riguardava, Mathers era il mio unico legame con i Capi Segreti ai quali ero promesso. Gli scrissi offrendogli di mettere me stesso e la mia fortuna senza riserve a sua disposizione; se ciò significava rinunciare all'Operazione Abra-Melin per il momento, d'accordo." (Aleister Crowley: “The Confessions of Aleister Crowley: An Autohagiography”, 1979).
I “Trumps” della Harris
Quando si risolse di predisporre un proprio mazzo di Trionfi (Trumps), Crowley si rivolse a Frieda Harris, che incominciò diligentemente a prendere lezioni di Geometria Proiettiva Sintetica, basata sulle teorie di Goethe, rivisitate da Rudolf Steiner, Olive Whicher (ideatrice del “counterspace”) e George Adams Kaufmann, l’autore di “Synthetische Geometrie, Goethesche Metamorphosenlehre und Mathematische Physik” (Mathesis, Stuttgart 1931).
La Harris non era, comunque, estranea al mondo rituale ed esoterico, appartenendo già alla Co-Masonry (loggia di derivazione teosofica, dove le donne godevano di eguale status, come nell’Aurora Aurea, a differenza della Massoneria tradizionale), ma per la realizzazione del lavoro sui tarocchi le furono indispensabili, non soltanto i libri di Thelema, ma anche gli studi di Antroposofia. Anzi, l’approccio allo Steiner potrebbe essere stato suggerito dallo stesso Crowley, che si dice affermasse d’avere il compito di continuare la missione di Mme. Blavatsky e della Teosofia.
La “Grande Bestia” aveva indubbiamente un carattere difficile, come abbiamo visto in parecchi altri occultisti, ma Harris fu abbastanza in grado di far fronte ai suoi accessi ed eccessi. E continuò ad assisterlo finanziariamente, divenendo uno dei suoi esecutori testamentari.
“Ella ha dedicato il proprio genio all’Opera. Ha colto il ritmo con incredibile rapidità e con inesauribile pazienza si è sottoposta alla correzione del fanatico schiavista che aveva invocato, spesso dipingendo la stessa carta anche otto volte, fino a farla coincidere con il Suo metro d’acciaio”.
Questo l’elogio disinteressato, visto che, finché furono entrambi in vita, Book of Thoth fu pubblicato in una tiratura limitata a solo 200 copie.
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Nonostante questo clima turbolento, suscitato da tanti scontri tra personalità forti e poco disponibili al compromesso, l’ideologia di fondo non venne minimamente intaccata, né nel caso della Harris né in quello della Smith, tanto da permettere oggi di considerare l’elaborazione dei Tarocchi di Waite, e pure di Crowley, come un risultato, forse postumo, ma “collettivo”, in quel crogiolo della Golden Dawn che aveva elaborato un sistema complesso di profonda crescita interiore, messo in atto mediante stimolazioni visive.
Il simbolo è ciò che già possediamo come verità senza riconoscerla, e un’eco di tale sapienza ancora oscura; l’interpretazione la lettura di questo inconscio linguaggio.
Bibliografia essenziale
Cicero C. and Tabatha Cicero S. The New Golden Dawn Ritual Tarot, Llewellyn Pubblications, St. Paul (Minn.) 1996
Crowley A. The Confessions of Aleister Crowley: An Autohagiography, Routledge & Kegan Paul, London 1979
DuQuette L. M. Tarot of Ceremonial Magic, Samuel Weiser, York Beach (Maine) 1995
Genaw B. & J., Cicero C. and Tabatha Cicero S. Guide to the Golden Dawn Enochian Skrying Tarot, Llewellyn Pubblications, St. Paul (Minn.) 2004
Gilbert R. A. The Golden Dawn Twilight of the Magicians, Aquarian Press, Wellingborough (U. K.) 1983
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Ierace G. M. S. Il viaggio folle del folle in viaggio come il peregrinare dell’anima nel “Libro di Thot”. Tarocchi: simbologia e teoresi II, Il Minotauro, XLII, 1, 135-53, giugno 2015
Ierace G. M. S. L’Appeso e la cifra del 4, Elixir, XII, 21-26, Rebis, Viareggio 2015
Ierace G. M. S. XIV-Psiche e Zodiaco: l’In-temperanza di Ganimede… e il complesso dell’Avvento, Elixir, XIV, 73-85, Rebis, Viareggio 2018
Ierace G. M. S. Il mazzo di Waite. Le influenze della tradizione celtica sul magic revival, http://www.letarot.it/page.aspx?id=482
Ierace G. M. S. I Tarocchi Crowley- Harris, https://www.associazioneletarot.it/page.aspx?id=715
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Ierace G. M. S. Le due grandi Colonne di René Désaguliers, di prossima pubblicazione
Ierace G. M. S. Il Diavolo (el diablo, le diable, the devil…) “Sfinge” [- XV - τών Atu τού Tahuti], di prossima pubblicazione
Kaplan S. R. The encyclopedia of Tarot, Games Systems, New York 1978
King F. Ritual magic in England, 1887 to the present day, Neville Spearman Limited, London 1970
Regardie I. The Complete Golden Dawn System Of Magic, New Falcon, Tempe (Ariz.) 1984
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Waite A. E. I Tarocchi (a cura di Giordano Berti), Lo Scarabeo, Torino 1993