Attualmente 216 saggi storici sui tarocchi e 21 saggi iconologici riguardanti gli Arcani Maggiori di Andrea Vitali sono stati oscurati. Il saggio seguente è posto a titolo dimostrativo. Tutti i saggi saranno disponibili prossimamente in edizione cartacea.
Andrea Vitali, marzo 2009
La vita di san Bernardino così come descritta dagli Acta sanctorum 1 si basa su tre cronache composte da diversi autori: la prima chiamata semplicemente Vita è desunta da un manoscritto aquilano (ex MS autentico Aquilano) composto nel 1472 (Post corporis translati composita); la seconda, la Vita I antiquior, fu redatta nel 1445 da san Barnaba (Auctore Barnabaeo Senesi coevo) che visse al tempo di Bernardino (ex MS. Francisci S. R. E. card. Barberini), mentre la terza, denominata Vita II antiquior (ex MS Vallicellano patrum Congregationis oratorii, Romae), si deve a Maffeo Vegio (Mapheo Veghio Laudensi) che assistette personalmente a molte vicende riguardanti Bernardino come gli Acta riferiscono con l’espressione “in pluribus oculato teste”. Quest’ultimo, nato nel 1407 e morto nel 1458, compose il De vita et obitu atque officium beati Bernardini nel periodo in cui era datario alla corte pontificia, incarico che svolse fra il 1431 e il 1447. Pertanto, poiché Bernardino morì nel 1445, egli compose la vita del santo entro i due anni successivi, comunque non più tardi del 1447. Alcuni frammenti della Vita di san Bernardino come descritti da Giovanni da Capestrano, compagno del santo, vengono talvolta riportati in ordine sparso e anche nelle note (Annotata) per avvalorare le affermazioni degli altri autori laddove coincidenti con la cronaca da lui redatta.
Michael Dummett era scettico sulla presenza dei trionfi a Bologna nel periodo in cui Bernardino tenne la sua predica (1423), sostenendo che nella più antica vita riguardante il santo, così come riportata negli Acta e risalente al 1445, essi non sono citati al contrario della vita composta dall’anonimo aquilano molto più tardiva, cioè dopo la traslazione del santo nel 1472. Egli ipotizza che l’inserimento in quest’ultima delle triumphales carticellae sia da attribuirsi esclusivamente a una aggiunta dell’autore in quanto i trionfi erano estremamente popolari nel periodo in cui egli scrisse la sua cronaca. Inoltre, avvalora la propria tesi basandosi sul fatto che il sermone del santo come riportato nel Quadragesimale de cristiana religione, non prende in considerazione questa tipologia di carte. La terza vita composta da Maffeo Vegio non risulterebbe di alcuna utilità ai fini di questa disamina in quanto l’autore parla genericamente di giochi proibiti, senza menzionare alcun genere di carte.
A questo proposito scrisse lo storico inglese:
"The Bollandist Acta Sanctorum, vol. XVI (May, vol. V), Antwerp, 1685, prints three lives of St. Bernardine, whose feast-day is 20 May. Of these, the first and latest, written some time after the translation in 1472 of St. Bernardine’s body, which it records, speaks of triumphales carticellae as being brought out to be burned (p. 267, col. 1). However, the first of the two earlier lives, written, according to the editor (p. 257, col. 1), in 1445, within a year of Saint’s death, mentions only naibes (regular plying cards) as having been burned (along with dice and game boards). Furthermore, the sermon preached by the Saint on this occasion (Sermo 41 “Contra alearum ludos”, Quadragesimale de Christiana religion, S. Bernardini Senensis O.F.M. Opera Omnia, ed. PP. Collegii S. Bonaventurae, vol. II, Florence, 1950, p. 23) mentions only regular playing cards, and not Triumphi (although it is true that St. Bernardine does appear familiar with packs having four court cards per suit, as he speaks of Queens as well as Kings and milites superiors et inferiores)". 2
La sensazione che il lettore trae dallo scritto di Dummett è che egli riferendosi ai trionfi e alle carte abbia confrontato quanto riportato nella prima e nella seconda vita di Bernardino in merito alla predica che egli fece a Bologna, cosa che non corrisponde alla realtà. Infatti, mentre la Vita di anonimo parla della tipologia di carte presa di mira dal santo quando predicava nelle varie città, nella Vita I antiquior san Barnaba riporta una predica che Bernardino tenne a Siena. Nulla quindi a che vedere con Bologna.
Vediamo nello specifico quanto riporta la Vita dell’anonimo aquilano. Dopo una disamina sulla generale condanna degli abiti, delle acconciature e di quanto le donne mettevano in mostra per apparire più belle, Bernardino si scagliò contro i giochi d’azzardo: “Indumenta peregrina et lineamenta pulchritudinem vultus conferentia adulterinaeque capillaturae ac pretiosi ornatus, larvales praeterea facies, aleae, taxilli, triumphales carticellae in forum deferebantur, omnia igni tradenda atque comburenda”. 3 Parla cioè di dadi e di carte di trionfi che vennero pubblicamente bruciati nelle piazze in seguito alle sue prediche contro i giochi d’azzardo. Procedendo nella disamina della Vita di anonimo, occorre sottolineare che nel 1472 il gioco dei trionfi non era ancora stato condannato dalla Chiesa. Se l’autore ne avesse parlato solo perché erano comunemente conosciuti nel periodo in cui scrisse la sua cronaca, come sostiene Dummett, avrebbe dovuto tenere in considerazione che i lettori contemporanei non avrebbero compreso il motivo di tale inserimento in quanto il gioco dei trionfi era ancora considerato lecito nel 1472. 4 A mio avviso risulta più plausibile che l’anonimo aquilano abbia desunto questa informazione da fonti antiche. Al contempo, è ipotizzabile che Bernardino, il santo annoverato nella storia della Chiesa come il più accanito contro i giochi di carte, li avesse veramente citati dato che nel periodo in cui egli lanciava i suoi anatemi i trionfi non rispecchiavano ancora quei dettami della scala mistica che li mise in seguito al riparo dall’azione della Chiesa, il cui potere a Bologna era estremamente oppressivo. 5
Come sopra riportato, nella Vita I antiquior i riferimenti al gioco si trovano nella narrazione delle prediche che il santo tenne a Siena per un periodo di cinquanta giorni:
"Senenses vero, cum intellexerunt Fratrem Bernardinum, civem suum, jam praedicationes suas Florentiae consumasse; legatum ad eum ii, qui amplum Magistratum urbis gerunt, mittunt. Qui jam consummatis ac terminatis illic praedictionibus, suam in patriam, voluntate Senensis oratoris accepta, quam raptim venit. Ibi Senenses viri cunctusque populus lietissima fronte eum receperunt: ubi per quinquaginta dies in foro magno urbis praedicans, animosque Senensium omnium ad omnem voluntatem suam reducem, ad pristinam et vetustam consuetudinem bene et Christiane vivendi eos firmavit: templum etiam suo intuitu jam dudum inceptum, pensionibus publicis magnifice est completum. Ludi vero taxillorum non solum suo jussu deleti fuere, sed coram Gubernatore hujus Reipublicae naibes, taxillos, tesseras, et instrumenta insuper lignea, super quae avare irreligiosi ludi fiebant, combustos esse praecepit: pacemque inter dissidentes componens, cuctum populum pacatum ac tranquillum suavissima oratione sua reddidit". 6
In questa occasione, furono bruciati dadi, tessere del domino, ogni strumento ligneo (le tabelle da tavola reale) e naibes, cioè le carte che potremmo definire regolari (senza i trionfi). Queste prediche vennero tenute da san Bernardino nel 1427, dopo aver concluso i suoi interventi a Firenze. Se si accetta la tesi che i trionfi siano stati ideati a Bologna verso il 1410-15, essi non potevano certamente essere ancora presenti a Siena nel 1427, epoca della predica accennata, per cui giustamente san Barnaba ricorda esclusivamente i naibes.
In riferimento all’asserzione di Dummett riguardante la mancanza dei trionfi fra i giochi condannati da san Bernardino in occasione della sua predica bolognese così come riportato nel sermone Contra alearum ludos contenuto nel Quadragesimale de christiana religione, 7 occorre valutare che il santo predicò in lingua volgare e che la versione latina del sermone, composta tardivamente rispetto alla data della predica, cioè fra il 1430 e il 1450, si basa come avveniva sempre in questi casi sia sulla tradizione orale che su scritti non del tutto precisi o riportati incompleti.
La citazione nel sermone di interesse è la seguente:
"Et ut tantum bonum melius sortiatur effectum, ex gratia ab omnibus vobis pro munere peto, mihi per nuntios fidos transmitti omnia talia instrumenta consueta, ad talem fortuitum ludum: sicut sunt tabularia, taxilli et carticellae et consimilia ita ut adunata simul cum licentia Domini Episcopi mihi concessa publice comburantur. Quod qui fecerit, participem esse volo omnium missarum, quas in toto praesenti anno dicturus sum". 8
Dopo aver indicato le carte, il testo riporta le parole “et consimilia”, vale a dire giochi simili. Conoscendo l’accurata puntualità del santo nell’elencare ogni cosa l’espressione “et consimilia” suona eccessivamente riassuntiva.
Infine occorre considerare che le tre vite divergono fra loro in riferimento alle carte: la Vita dell’anonimo aquilano cita esclusivamente le triumphales carticellae e non le carte regolari (che in realtà avrebbe dovuto citare a maggior ragione dei trionfi, in quanto sia all’epoca di Bernardino sia nel 1472 in diverse città il loro uso era condannato); san Barnaba parla solo di naibes (ma, come si è detto, in occasione di una predica tenuta a Siena), mentre il Vegio, la cui vita sul santo è praticamente coeva a quella composta da san Barnaba, non parla né di trionfi né di carte regolari. Da quanto esposto ritengo dunque possibile considerare attendibile quanto riportato dall’anonimo aquilano in riferimento alla presenza dei trionfi a Bologna nel 1423.
Un’ulteriore predica svolta dal santo in volgare a Siena nel 1425 risulta utile per comprendere i significati attribuiti da Bernardino ai semi e alle carte numerali e di corte:
"Breviari del Diavolo so' le carte e naibi. E li ricciuoli de la donna sono e naibi piccoli. El prete è chi giuoca. Tu sai ch’e breviari so’ miniati; così sono naibi. Le lettere so’ maze, cose da pazi; coppe, cose da ubriachi e tavernieri; denari, cosa da avari; spade, cosa da quistione, briga e ucisioni. Le lettere miniate sono: re, re de’ ribaldi; reina, reina delle ribalde; sopra sodomitto; sotto è lussuria". 9
Concetti che ritroviamo anche in latino nei testi dei sermoni canonici del santo:
"Nec deficere volo ecclesiastici meis breviaria ac diurnal, quae esse iubeo charticellas seu naibos in quibus variae figurae pingantur, sicut fieri solet in breviariis Christi, quae figurae in eis mysticam malitiam praefigurent, ut puta denarii, avaritiam; baculi, stultitiam seu caninam saevitiam; calices sive coppae, ebrietatem et gulam; enses, odium et guerram; reges atque reginae, praevalentes in nequitiis suparadictis; milites inferiores et superiores, luxuriam atque sodomiam aperta fronte proclament". 10
In un passo degli Analecta 11 Bernardino consiglia a un padre di famiglia che costruiva giochi proibiti di sostituire quegli oggetti con il monogramma di Cristo, assicurandolo che ne avrebbe ricavato ben più denari:
"Cum in quadam civitate magna tam ferventer praedicasset, ut asseres ludentium et tesseras frangerentur, et corburerentur; indignatus ille, qui eos et eas, scilicet asseres et tesseras, facere solebat, ad Sanctum venit, conquerens quod jam pauper efficeretur. Sciscitanti vero S. Bernardino si aliud officium nesciret, respondit, Non. Ad quem Sanctus ait: Dabo tibi sanum consilium: et accipiens circinum, fecit circulum rotundum, in quo solem pinxit, et in medio solis nome Jesus descripsit: quod sicut decuit in summo honore habuit [...]. Quia hoc nomen Jesus in tali figura solari supra se apparuit, et ideo prae magna devotione hanc figuram composuit, et querelanti dixit carpentori, ut tales figuras de cetero faceret. Qui magister sive carpentarius aut artifex hoc faciens, dives effectus est, et majorem quaestum quam prius acquisivit". 12
Concludo, ricordando che sulla scia di san Cipriano, vescovo e martire, anche san Bernardino, come fra l'altro l'anonimo autore del Sermo perutilis de ludo, 13 attribuì l'invenzione del gioco dei dadi e delle carte al diavolo, così come espose nel sermone De amore fugiente:
"In vece d'esempio vaglianci d' una parabola di San Bernardino, che piaccia a Dio, che non sia istoria. Havando Lucifero Principe delle tenebre spedito per varie parti le legioni de’ suoi Demonj a spargervi la maledetta zizania delle sue tentazioni, avvenne che questi in un tempo rimasero grandemente scornati. Cio fu nelle feste del Santo Natale, quando i Fedeli di Cristo venivano a penitenza, frequentavano i divini misteri, e ricevevano Santissimi Sacramenti. Onde gli Spiriti maligni, veggendo deluse le loro insidiose arti, arrabbiavano, e patìvano maggiori tormenti, che nel resto dell'anno. Perciò fecero tra loro una combriccola per trovarvi riparo. Spe¬dirono due di loro per ambasciadori a Lucifero, uno nomato Azardo, e l’altro Sbaraglino, e che riferissero i peggiori tormenti, ch’erano costretti a sofferire in quelle sacre feste. Ne ricercò il gran Diavolo la cagione, e udì ríspondersi: Che nel primo giorno del Natale ogni Sacerdote celebrava tre Sacrificj, e nei susseguenti facea molte sacre funzioni di gran pietà, alle quali tutto il popolo concorreva con ispecial divotione. Venivano i Fedeli contriti al tribunale Iella Penitenza: S' accostavano alla mensa Eucaristica a pascersi del pane degli Angioli: Frequentavano le Chiese ad esercitare continui atti di devotissime opere: per le quali (dissero) gli An¬gioli del Cielo più spietatamente che mai ci perseguitano. Onde le nostre insidie, ed i nostri artificj ad altro piu on vagliono, che a trarre sopra di noi maggior tempesta di percosse, e di fup¬licj. Allora Lucifero sdegnato soggiunse: troverò ben io modo, che i Sacrificj che sì consacrano a Dio, si cambino in offerte dedicate a me. Farò che in vece delle Chiese siano frequentate le taver¬ne: Che gli altari sieno le tavole de' giuochi: Che agli Uffici Divini sotten¬dino giocosi trattenimenti: Che alle sacre preci, e a' divoti canti succedano spergiuri, e bestemmie: A' digiuni le crapole: Agli stromenti di penitenza e divotione le carte, e i dadi. In sommaa tanti sacri ministeri de' sacerdoti, e tante pie opere de' Fedeli, opporrò le malizie de' miei ministri, ed i misfatti ai miei partigiani. Ite dunque, miei vassalli, e fatta co' vostri colleghi a conventicola, ciascuno s'ingegni trovar varie sorti di giuochi, accioche in diverse guise si offeriscano a me i Sacrificj, e sieno impediti e frastornati quelli, che si dedicano a Cristo. In premio di coloro, che inventeranno i giuochi, voglio che questi siano denominati dal loro nome. Così il giuoco Sbaraglino fu inventione del Demonio Sbaraglino: Quello d’Azardo fu ritrovato, e detto dal rio Spirito Azardo: L’altro di Minoreto hebbe l’origine e ‘l nome dal maligno Minoreto: E similmente gli altri giuochi da altri Demonj. Unde quicunque ludit istis Ludis, pro Deo suo, celebrat Diabolo: quia ex Ludo nihil oritur, nisi malum. Tutte parole del Santo. S. Bernardinus Tom. 4. Serm. 33 De amore fugiente". 14
Note
1. Acta sanctorum. Vol. 18, tomo V, mese di maggio. Parigi e Roma, 1861.
2. Michael Dummett, The game of tarot. London, Duckworth, 1980, p. 142.
3. Acta Sanctorum. Vol. 18. Caput II: Profectus in vita monastica. Fructus concionum. Col. 2, p. 95.
4. A parte qualche accezione, il gioco dei trionfi fu tollerato per tutto il Quattrocento. Si vedano gli statuti di diverse città in De ludo in statutis. Grazie alle ricerche sugli statuti di città italiane svolte studiosi come Pietro Sella, Ludovico Zdekauer e Gherardo Ortalli, sappiamo che i giochi permessi erano così chiamati: bàzega, gilenum, primera, tarochum, triumphos. Erano proibiti quelli chiamati: abbales, banco fallito, bassetta, cricca, erbette, fluxum, lanzichinech, reginetta, ronfa, taglio, tertia et quarta, trenta e quaranta, la ‘bislacia cartarum’, e le ‘carte del suit’.
5. Si legga al riguardo l’Addenda in L'ordine dei trionfi.
6. Acta sanctorum. Vol. 18. Caput II. Constitutio naturalis. Amor ergo Deiparam. loca plurima concionibus illustrata. Col. 2, p. 111.
7. In realtà il sermone Contra alearum ludus non è il 41 come riportato da Dummett, ma il 42 (XLII).
8. San Bernardino da Siena, Quadragesimale de christiana religione. Opera omnia.
Sermo XLII, art. III, cap. III.
9. Thierry Depaulis, Breviari del diavolo so' le carte e naibi: how Bernardine of Siena and his franciscan followers saw playing cards and card games, in Jörg Sonntag (a cura), Religiosus ludens: das spiel als kulturelles phänomen in mittelalterlichen klöstern und orden. Berlin, De Gruyter, 2013, pp. 115-134. Si veda anche Bernardinus Senensis, Sermo 12: Questa è la predica del giuoco, in Le prediche volgari di san Bernardino di Siena. Predicazione del 1425 in Siena. Vol. I. Firenze, Ed. Ciro Cannarozzi, 1958, pp. 173-186.
10. S. Bernardini Senensis, Sermo 42: Contra alearum ludos cit.
11. Analecta (Ex duabus vitis mss. & totidem excusis, aliisque tractatibus & auctoribus) in Acta sanctorum. Cap. II: Fructus concionum ejus, emendandis moribus, haereticis coercendis, sedantis contentionibus relati. Col. 2, p. 137.
12. Si veda in Il gioco delle carte e l’azzardo il racconto in lingua italiana del passo in questione come riportato da un teologo del XIX secolo in una sua opera sulla vita e le opere del santo. Nello stesso saggio e in Semi simbolici si trovano altri passi tratti dalle tre vite di Bernardino.
13. Si veda Il gioco delle carte e l'azzardo.
14. Carlo Gregorio Rosignoli, Il giuoco di fortuna overo il bene, e ’l male de’ giuochi. Modona [Modena], per Antonio Capponi, 1703, pp. 30-32.
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