Saggi Storici sui Tarocchi di Andrea Vitali

Saggi dei Soci e Saggi Ospiti

Cristo, il grande giocatore

Una cantata "Per la nascita di Nostro Signore" della Napoli barocca

 

 Andrea Vitali, dicembre 2010

 

 

Cristofaro Caresana (c.1640-1709), assieme a Francesco Provenzale, fu uno dei maggiori compositori attivi nella Napoli del Seicento. Nato a Venezia intorno al 1640, iniziò la carriera musicale come tenore e quando la sua compagnia dei Febi Armonici giunse a Napoli per esibirsi, vi restò per il resto della vita. Divenne insegnante al Conservatorio di Sant’Onofrio, una delle quattro istituzioni musicali della città, e nel 1688 successe a Provenzale come maestro al Tesoro di San Gennaro.

 
Compose drammi musicali e musica sacra, fra cui spiccano deliziose cantate natalizie. Una di queste, La Veglia (Cantata a 6 voci con violini “Per la nascita di Nostro Signore”, 1674) 1 ha attratto il nostro interesse per la particolarità del tema che è quello del gioco d’azzardo, praticato col gioco dell'Ombre 2, assai in voga nella Napoli spagnola del tempo, di cui la cantata riporta termini utilizzati in quel gioco: mattatore, godiglio, faglio, rozzo fieno, spadiglia, palo.

 

Parlando di veglia, uno dei più famosi testi che menziona l’uso dei tarocchi come passatempo cortese è il Dialogo de’ Giuochi che nelle vegghie Sanesi si usano di fare di Girolamo Bargagli (1572), mentre la cantata del Caresana appare come una tardiva ripresa tematica. Le ‘Veglie alla Senese’, adottate in quasi tutta la toscana del sec. XVI, indicavano un intrattenimento in cui musica, danza e altri divertimenti si alternavano per il piacere delle nobili compagnie. Nel Dialogo troviamo l’utilizzo dei tarocchi in senso “appropriato” 3: “Et io ancora (soggiunse il Mansueto) ho veduto fare il giuoco de’ Tarocchi, ponendo a tutti li circostanti un nome di tarocco, e qualcun di poi à dichiarar’ chiamando, per quale cagione stimasse, che a questo e a quello il nome d’un tal tarocco fosse stato posto”.

 

L’alternanza di musiche, balli e giochi di questo tipo di veglie è ripresa dal Caresana con balli arcaici e moderni (Girate su girate / ballerini volanti / e con salti e con carole / chinate il piè a riverire il Sole” a cui segue il Ballo detto Barrera), con concerti strumentali e vocali (facci amor su l’arpa d’oro / dolci fughe maestose / su le corde armoniose) e infine con il gioco di carte dell'Ombre. Elemento straordinario inserito dall’anonimo verseggiatore è l’attribuzione di giocatore alla figura del Cristo che pone la propria vita quale posta e che, morendo, vince (Pur al fin giocando more / per veder la morte estinta). La sua opera di salvazione del genere umano è equiparata alla mancia lasciata dal vincitore a chi guardava la partita (è trofeo d’un vincitore / dar la mancia a’ circostanti).

 

Anche se i tarocchi, molto in voga nella Napoli del tempo, non vengono qui menzionati, sono diversi i simboli che li ricordano: il Diavolo, le Stelle, il Mondo, la Fede (Papessa), la Fortuna (in versione di Ruota, a cui si chiede di interrompere il suo giro per divenire immobile, lasciando che Gesù trionfi nella cuna, cioè nella sua parte alta), l’Amore e il Sole (attributo del Cristo quale Sol Invictus) 4.

 

 

Di seguito il testo integrale della Cantata.



La Veglia 
Cantata "Per la nascita di Nostro Signore"


A 2
Una dama la più fortunata
che diede a la luce del Mondo
agli applausi del seno fecondo
pregava la veglia di nobil serata.

 

Solo 2
Ai suoni ai canti ai balli
schiere armoniche e liete
sciogliete su sciogliete
la man la voce e 'l pié
s'applauda s'onori la fascia del Re.

 

A 2
Girate su girate
ballarini volanti
e con salti e carole
chinate i piedi a riverire il Sole.

 

Ballo detto Barrera

 

[Aria] Solo
Non e vero ch’è notte no:
se al corno del giorno
l’alba lucida appari,
un Sol partorì si degno
ch’in segno di Vergine sta;
più rara beltà mirar non si può.
Non e vero ch’è notte no.

 

Con pié di nettare
corrono i rivoli;
al nato Re
di latte i murmuri
la fede giurino
al Regio pié.

 

[Recitativo]
Basti, sospenda il ballo i suoi sbalci
fugaci: fermi il pié, non la gioia; ed hoggi
che trionfa l’umiltà, destinata al rigor
d'un cavo sasso, la cura del Bambin
honori il Basso. [Il basso musicale]

 

Aria
Spezzi il giro la Fortuna
volga in archi la sua rota
ed estatica ed immota
formi al Prencipe la cuna. [la cima]


2. a
Facci Amor su l'arpa d'oro
dolci fughe maestose;
su le corde armoniose
tessa il canto il bel lavoro.

 

3.a
Nasce il verbo e non favella
trema il foco e piange il riso
cade il Sol dal paradiso
per incanto d'una Stella.

 

4.a
Dormi o ninno, dormi core
chiudi gl'occhi al canto mio,
dorme l’uomo e veglia Dio,
per amor non dorme amore.

 

[Recitativo]
Silenzio o voci, o corde,
or che il Regio Bambin riposa un poco,
termini il canto, e s'incominci il gioco.

 

[Coro]
Gioca al ombre il mio bel Sole
se fatt’uomo nasce in terra,
entra solo a mover guerra
e l'inferno vincer vole.
Gioca al ombre il mio bel Sole.

 

2.a
Ha gran forze, ed è Bambino,
degl'abissi il mattatore,
per far gioco al peccatore,
Ha gran forze, ed è Bambino,

 

3.a - a 2
Fu godiglio nel entrare [Come prima mossa il Diavolo fece godiglio = mossa al gioco dell'Ombre]
che per l’uom giocò di pomo, [il Diavolo che con l'uomo giocò una mela]
ma de falli è faglio l’uomo, [faglio = mossa dell'Ombre, giocare le carte vincenti]
chentra al mondo a trionfare.


4.a - a 2
Per trofeo la gioca sola
l'attrenito Nazareno,
e giocando a rozzo fieno, [rozzo fieno = mossa al gioco dell'Ombre]
mille prede a Pluto invola.
Per trofeo la gioca sola.

 

5.a - a 3
Sempre in mane ha la spadiglia [spadiglia = mossa al gioco dell'Ombre]
contro l’ombre il nudo Infante,
e gran palo trionfante [palo trionfante = mossa vincente al gioco dell'Ombre]
de la croce la bastiglia. [bastiglia = mossa al gioco dell'Ombre]
Sempre in mano ha la spadiglia.


6.a – a 2
Pur al fin giocando more
per veder la morte estinta,
ma la poglia a sempre vinta,
se maniglia a sempre amore. [maniglia = mossa al gioco dell'Ombre]
Pur al fin giocando more.

 

7.a - Tutti
Fate applauso, o cori amanti,
al valor del giocatore,
ch’è trofeo d’un vincitore,
dar la mancia a’ circostanti.
Fate applauso, o cori amanti.

 
Note

 

1. Ms. presso l’Archivio Musicale della Congregazione dell’Oratorio dei Gerolamini, Inv. 494, Napoli.

2. Il Gioco dell'Ombre era un gioco di carte di origine spagnola, molto popolare in tutta Europa nel XVII e XVIII secolo.

3. Sulla pratica dei ‘Tarocchi Appropriati’ si veda I Tarocchi in Letteratura I.
4. Si veda al riguardo Nativitas.

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